
La Squadra mobile ha ricostruito le fasi che hanno portato all’arresto in Spagna del 48enne. L’uomo non voleva lasciare casa, malgrado la buonuscita di 20mila euro promessa dai proprietari.
Avevano pure le scarpe ai piedi, come fossero pronti per uscire. Ma Luca Gombi e Luca Monaldi non hanno più varcato la porta dell’appartamento di piazza dell’Unità dove avevano costruito la loro relazione. Quando l’altra mattina i poliziotti delle Volanti sono arrivati nell’appartamento a controllare cosa fosse accaduto, la porta dell’abitazione era chiusa a chiave. E hanno dovuto attendere che i vigili del fuoco la sfondassero per entrare. E trovare la mattanza. La Squadra mobile ha ripercorso gli step che hanno portato lunedì, in una corsa contro il tempo, all’arresto oltre confine di Genaro Maffia, 48 anni, coinquilino della coppia, ora indagato per duplice omicidio volontario.
IL MOVENTE
Gli inquirenti, coordinati dal pm Tommaso Pierini, hanno delineato un primo possibile movente dell’atroce delitto: un rancore profondo, nato da un rapporto di convivenza degenerato in dispetti, liti, pure denunce. E la rabbia per la prospettiva di dover lasciare l’appartamento dove viveva dallo scorso ottobre. Malgrado un accordo per una buonuscita importante: la coppia aveva infatti offerto a Maffia 20mila euro perché lasciasse l’abitazione, che loro stavano vendendo. Lui sembrava aver accettato, anche se i segnali di disagio erano emersi anche nei giorni immediatamente precedenti il delitto. I poliziotti della Mobile, guidata da Guglielmo Battisti, hanno ricostruito i fatti degli ultimi giorni: dall’appuntamento in banca di giovedì alla denuncia sporta ai carabinieri il giorno successivo per la presunta clonazione delle sue carte di credito, acquisita agli atti. I poliziotti hanno ascoltato il direttore della filiale, che ha raccontato loro dei sospetti espressi dall’indagato, che gli aveva riferito di un ammanco sul suo conto. Sospettava di uno dei coinquilini e gli aveva giurato: "Gliela faccio pagare". Parole che, dette sul momento, erano sembrate al direttore di banca lo sfogo di una persona arrabbiata. Ma che, col senno di poi, fanno paura.
LA SCENA DEL DELITTO
La prima chiamata alla polizia, lunedì, arriva intorno alle 6. I vicini riferiscono di aver sentito, intorno alle 5,30, la coppia gridare e chiedere aiuto. Gli agenti delle Volanti arrivano in piazza dell’Unità alle 6,40. Una volta dentro la casa, trovano il disastro: Gombi è in corridoio, con la pancia aperta da più coltellate. Monaldi in cucina, sgozzato. Sono vestiti di tutto punto, come se fossero appena rientrati o in procinto di uscire. Entrambi hanno tra le mani un coltello: uno sporco di sangue, l’altro pulito. Per gli investigatori, si tratta di un tentativo di depistaggio. Sarebbe stato l’indagato a mettere le armi (l’ipotesi è che quella sporca possa essere l’arma del delitto) tra le mani delle vittime, per simulare un omicidio suicidio. Durante i rilievi, la Scientifica reperta delle tracce di sangue all’interno dei borselli della coppia, probabilmente rovistati dall’assassino in cerca di denaro. Assassino che avrebbe avuto almeno una mezz’ora per modificare la scena, fare le valigie, cambiarsi e lasciare l’abitazione, che adesso è sotto sequestro.
LA FUGA E LE TELECAMERE
L’attenzione degli inquirenti si focalizza subito su Maffia. I poliziotti acquisiscono le immagini delle telecamere della zona: riprendono il quarantottenne in t-shirt e pantaloncini uscire dal palazzo. Ha sulle spalle uno zaino e si trascina due pesanti trolley. Prosegue lungo la strada poi gira a destra, verso il posteggio dei taxi. E qui arriva l’intuizione decisiva dei poliziotti: potrebbe dirigersi verso la stazione o l’aeroporto. Gli agenti controllano le telecamere della stazione: non hanno registrato il passaggio di Maffia. All’aeroporto, invece, la Polaria scopre che l’uomo ha acquistato, pagando in contanti, due biglietti. Uno per Madrid, con partenza alle 12; l’altro per Barcellona. Questo volo parte alle 8,45. E lui riesce a imbarcarsi. Quando i poliziotti arrivano a intercettarlo, sta sorvolando in volo la Costa Azzurra.
LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
E L’ARRESTO
L’atterraggio a El Prat del presunto killer è previsto per le 10,30. La polizia ha un’ora per mettersi in contatto con i colleghi iberici, informarli della situazione, predisporre che il sospettato venga trattenuto. "Se fosse riuscito a uscire dall’aeroporto – dice il capo della Mobile Battisti – sarebbe stato molto più complesso poi rintracciarlo". E così si contattano lo Sco, il servizio centrale operativo, e lo Scip (servizio di cooperazione internazionale) che attiva il Fast (fugitive active searching team). Intanto il pm scrive la richiesta di misura cautelare che il gip Claudio Paris, dopo aver valutato gli elementi raccolti, la firma assieme a un mandato di arresto europeo. Sono le 18 e la Guardia Civil arresta in Spagna Maffia. Adesso, le indagini devono proseguire. Tutto quello che lunedì è stato analizzato nell’urgenza dovrà essere approfondito. In attesa dell’estradizione dell’indagato e della consegna, da parte della polizia iberica, di quello che aveva con sé: potrebbero volerci settimane. Una volta in Italia, toccherà a Maffia raccontare la sua verità. Lunedì aveva dei graffi sul corpo. E non ha detto una parola.