Massimo Ciociola. "Bologna come la Silicon Valley"

L’ad di Musixmatch: "Siamo noi la California, non facciamo fuggire i nostri talenti"

Max Ciociola, 41 anni, co-fondatore e ad di Musixmatch

Max Ciociola, 41 anni, co-fondatore e ad di Musixmatch

Bologna, 5 dicembre 2018 - Ha scelto di investire sulle persone e di pescare a piene mani dal sistema universitario bolognese. Perché, per lui, è qui la vera Silicon Valley. Si definisce un ‘cercatore di talenti’ Massimo Ciociola, e come dargli torto visto che è il geniale co-fondatore e amministratore delegato di Musixmatch, il più grande catalogo online al mondo di testi di canzoni e vocabolario della musica. Un colosso nato all’ombra delle Due Torri, che, raccontato in numeri, conta oltre 70 milioni di utenti, 14 milioni di testi online e 40 dipendenti oltre a clienti del calibro di Facebook, Google, Apple e Amazon. Una storia lunga otto anni quella dell’azienda che ha fatto fortuna grazie all’avvento della musica digitale, e, nel 2015, è stato persino tra i vincitori del FbStart Program, il programma globale di Facebook che aiuta le startup a crescere.

Parlando di aziende hi-tech il richiamo alla culla del digitale, la Silicon Valley, è inevitabile. Qual è la differenza fra Bologna e la baia di San Francisco?

«Ho una notizia: sostanzialmente nessuna. Mi è bastato passare mezza giornata a Stanford per capire quanto l’Alma Mater sia veramente una culla di talenti».

Che tipo di talenti?

«Chi si occupa di ‘big data’ (sostanzialmente dei matematici), gli ingegneri informatici, i creatori di contenuti multilingua e gli esperti in intelligenza artificiale, sono questi i ‘mestieri’ del futuro e i principali profili che assume Musixmatch, il 70% di loro viene dall’Università di Bologna».

Investire sulla formazione nell’ambito digitale può essere un buon modo per far fronte alla cosiddetta ‘fuga di cervelli’?

«Sicuramente l’università, con cui collaboriamo, già lo ha capito, tanto che pian piano sta rivoluzionando i suoi corsi di laurea. Io personalmente mi sono sempre impegnato, cercando i talenti per farli rimanere e curando la selezione del personale, basti pensare che ogni anno riceviamo fino a 1000 curriculum. Inoltre questi ragazzi sono talmente qualificati che se non offri loro una buona prospettiva di lavoro la troveranno sicuramente altrove».

E qual è la ricetta per trattenerli?

«Dei 15 milioni di euro raccolti in 8 anni, il 70%, cioè 10 milioni li ho investiti in personale».

In corsi di formazione?

«No, in assunzioni e stipendi, questi ragazzi non hanno bisogno di essere formati, sono allo stesso livello dei loro ‘cugini’ di Stanford».

Bologna ha tutte le carte in regola per diventare una seconda Silicon Valley?

«Sì, lo abbiamo capito noi delle aziende hi-tech, lo ha capito anche l’Alma Mater, gli unici da convincere rimangono gli imprenditori meccanici, sta avvenendo uno ‘switch’ tra i due mondi, ma loro sono ancora troppo attaccati a una logica territoriale famosa nel mondo per il cibo e per la ‘Motor valley’».

Quanto è conosciuta all’estero la Bologna del digitale?

«Per ora ancora troppo poco, ma ha un grandissimo potenziale questa città, è stata fondamentale per Musixmatch quanto per Yoox. Si tratta di un terreno fertile in cui piantare il seme di una startup, a cominciare dalla qualità della vita e dalla centralità per i trasporti, per arrivare fino ai costi molto più bassi che in Silicon Valley, e a un indotto di divertimento per le nuove generazioni senza pari».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro