
Matteo Lepore, 44 anni, è sindaco di Bologna dall’ottobre 2021
Bologna, 27 marzo 2025 – “Poco più di due settimane e via Ugo Bassi riaprirà definitivamente: prima ai pedoni e poi, una decina di giorni dopo circa, ai mezzi pubblici. E sarà il manifesto della bellezza del lavoro che è stato fatto”. La previsione è del sindaco Matteo Lepore, che con tutta la sua amministrazione è alle prese, in questi mesi, con la gestione della fase più complicata dei lavori: i cantieri della linea Rossa ‘conquistano’ le arterie principali del centro, mentre quelli della verde hanno preso dimora appena più in là, scavallato il ponte di Matteotti.
Sindaco, la città è ufficialmente entrata nella fase più complicata per la realizzazione del tram: e prima della bellezza, c’è da fare i conti con un traffico sempre più congestionato.
“È vero che ci sono disagi, ma c’è anche l’impegno massimo da parte dell’amministrazione e delle aziende coinvolte negli appalti, con più di mille addetti al lavoro. In via Ugo Bassi stiamo rispettando i tempi previsti con cantieri attivi sette giorni su sette, con anche il rifacimento di tutti i sottoservizi, mentre nel resto della città i lavori stanno andando avanti rispettando le scadenze del calendario”.
Tradotto?
“Stiamo per entrare nella fase conclusiva, visto che i lavori dovranno essere terminati nel giugno 2026 e sono orgoglioso di poter dire che consegneremo alla città un servizio di trasporto pubblico locale davvero integrato a livello metropolitano, composto dal tram, da un passante ferroviario che ha già avuto un boom di passeggeri, da nuove linee di autobus e anche da dati molto buoni su car e bike sharing. In un solo mandato vedremo la conclusione dei lavori non di una, ma di due linee di tram: il trasporto pubblico locale integrato, che negli ultimi cinque anni ha avuto 1,4 miliardi di euro di investimenti, sarà il nuovo simbolo della città, di una Bologna più facile da vivere per i suoi cittadini, più accogliente per i visitatori e più competitiva dal punto di vista economico”.
A proposito di visitatori: a dieci anni abbondanti dall’esplosione del turismo c’è bisogno di ripensare al nostro modello?
“Intanto dobbiamo partire da un dato di fatto: la cultura è il primo motivo che spinge i turisti a visitare Bologna, come dimostrano i dati in crescita degli ingressi ai musei, e siamo al lavoro per creare nuove opportunità di visita. Sono poi in aumento anche il tasso di occupazione delle camere degli alberghi e la redditività. Quello che serve ora è un provvedimento a livello nazionale che permetta ai sindaci di regolamentare gli affitti brevi e di migliorare la programmazione dell’offerta commerciale dei centri storici. Su questo stiamo lavorando insieme con Firenze, ma anche anche in autonomia, come dimostrano il rinnovo del decreto Unesco, il maggiore controllo su chi abusa delle concessioni dei dehors, tanto che in via Orefici abbiamo sfoltito la presenza di tavolini in strada, e l’aumentata pulizia del centro”.
Ma resta il problema dell’emergenza abitativa: c’è modo, se non di risolverla, almeno di attenuarla?
“Siamo di fronte a un’emergenza non solo nazionale, ma europea. Come coordinatore delle città metropolitane dell’Anci sono stato a Bruxelles per affrontare il tema con la Commissione e, a maggio, ci torneremo con l’alleanza delle grandi città europee con un un piano dettagliato”.
Che prevede?
“Destinare alle politiche dell’abitare e alla riduzione degli affitti i fondi Pnrr e di coesione non spesi dai singoli Paesi. A Bologna, intanto, siamo partiti con la Fondazione per l’abitare che darà ai proprietari un fondo di garanzia per gli affittuari morosi, dei bonus a fondo perduto per le manutenzioni e l’azzeramento dell’ impatto dell’Imu. Contiamo così di avere alcune centinaia di appartamenti da mettere sul mercato entro la fine del mandato amministrativo, mentre al Lazzaretto stiamo realizzando appartamenti di edilizia sociale grazie ai fondi comunali”.