Matteo Piantedosi conquista il Viminale, ma il cuore rimane a Bologna

Originario di Napoli, la sua carriera inizia in città: "È il mio portafortuna". Sub commissario con la Cancellieri e prefetto, poi la chiamata a Roma: capo di Gabinetto quando Salvini era il ministro dell’Interno

Bologna, 22 ottobre 2022 - È un bolognese, sia pure acquisito, il ministro dell’Interno del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. Bologna, infatti, è la città che il napoletano Matteo Piantedosi – 59 anni, sposato con Paola Berardino, funzionaria di prefettura, due figlie, Ilaria e Arianna, dal 2020 prefetto di Roma – porta nel cuore. Nella nostra città ha lavorato, ha insegnato materie giuridiche all’Alma Mater, si è sposato e sono nate le sue figlie. "A Bologna ho vissuto per vent’anni – raccontava Piantedosi nel 2017, tornato sotto le Due Torri con la carica di prefetto –. È una città che mi ha visto crescere professionalmente, le devo molto".

Matteo Piantedosi con Annamaria Cancellieri
Matteo Piantedosi con Annamaria Cancellieri

Proprio a Bologna, infatti, il neo ministro ha iniziato il suo percorso dentro le istituzioni, alla fine degli anni Ottanta, gettando le basi della sua carriera di civil servant. Per otto anni è poi stato Capo di Gabinetto della Prefettura, dove nel 2007 viene nominato viceprefetto vicario.

Laureato in Giurisprudenza, abilitato all’esercizio della professione forense, a Palazzo Caprara segue in particolare i temi della sicurezza, della protezione civile, dell’immigrazione, della mediazione dei conflitti sociali e del lavoro. Di quel periodo "ricordo con piacere – diceva Piantedosi – la collaborazione e il rapporto con i sindaci della città". Nella sua prima esperienza bolognese, Piantedosi instaura anche un bel rapporto con monsignor Ernesto Vecchi. "Abbiamo avuto modo di lavorare insieme in molte occasioni", ricorda il neo ministro in un recente libro che è stato dedicato al vescovo ausiliare, scomparso nel maggio scorso.

I due lavorarono fianco a fianco nell’organizzazione (riuscitissima) del Congresso eucaristico del 1997, quando Bob Dylan si esibì per Papa Giovanni Paolo II nell’area del Caab, davanti a un pubblico di circa 400.000 persone. Nel 2009 arriva la prima ‘chiamata’ al Ministero dell’Interno, dove va a dirigere l’Ufficio relazioni parlamentari all’ufficio Affari legislativi e Relazioni parlamentari. Al Viminale, nel tempo, Piantedosi ricoprirà diversi incarichi. "Alla mia partenza per Roma, monsignor Vecchi ebbe nei miei confronti parole che furono uno dei più grandi riconoscimenti mai ricevuti".

Ma c’è ancora Bologna nel curriculum di Piantedosi: nel 2010 è infatti sub-commissario di Palazzo d’Accursio (con deleghe alla Sicurezza Urbana, agli Affari Istituzionali ed agli Enti e Società partecipate) ai tempi in cui il prefetto Annamaria Cancellieri si insediò in Comune come commissario straordinario, a seguito delle dimissioni del sindaco Flavio Delbono.

"Fatemi il nome di uno bravo che mi tolga problemi e che non me li aggiunga", pare abbia detto la Cancellieri, appena nominata a Bologna. Tutti le raccomandano Piantedosi. Uno che "non aspetta che i problemi arrivino sul tavolo – le dicono –, ma esce a cercarli e molte volte riesce a risolverli". Anche qui – in anni non facili per la città – per Piantedosi sono ricordi positivi. "Tanti, troppi, belli. Il periodo al fianco di Annamaria Cancellieri (che fu a sua volta prefetto e ministro dell’Interno del governo Monti, dal 2011 al 2013, ndr) è stato di grande formazione, ricco di fermento". E anche con la Cancellieri è rimasto "un rapporto di grande stima e affetto".

Nel 2012 Piantedosi diventa il più giovane vicecapo della Polizia di Stato. Ed è fra i più stretti collaboratori della Cancellieri, diventata ministro dell’interno.

Anche sotto le Due Torri – complici le colline subito fuori porta – Piantedosi è riuscito a coltivare una delle sue grandi passioni: la bicicletta. (Un’altra, musicale, è quella per Pino Daniele). La passione per la bici è condivisa fra gli altri, in quegli anni, anche con l’ex premier Romano Prodi. Fra le pedalate preferite del neo ministro, quelle lungo i saliscendi della Val di Zena.

Piantedosi resta a Bologna come prefetto fino al 2018, quando si trasferisce definitivamente nella Capitale. Prima capo di gabinetto proprio al Viminale – con il leader leghista Matteo Salvini ministro dell’Interno, nella fase dura del ‘no’ agli sbarchi – poi con quello di prefetto. Negli anni, il legame con Bologna è rimasto fortissimo. A Lodi, dove Piantedosi è nominato prefetto, sulla scrivania teneva alcune fotografie della città. "Per ricordarmi che qualcosa di buono ho fatto". "Bologna è il mio portafortuna – disse al Carlino quattro anni fa, partendo per Roma alla volta del Viminale –. Qui lascio il cuore e conserverò la mia casa, dove tornerò a trascorrere la vecchiaia".

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