Zuppi cardinale resta don Matteo. "Andare oltre l'ultima periferia"

Intervista all'arcivescovo di Bologna. "Le mie prime parole sono compassione, gioia e buon umore"

Il cardinale Zuppi e Papa Francesco (Foto Ansa)

Il cardinale Zuppi e Papa Francesco (Foto Ansa)

Bologna, 6 ottobre 2019 - Tutti in fila per il neocardinale sua eminenza Matteo Zuppi (foto). Sono più di duemila i fedeli che si sono presentati nell’aula Paolo VI per congratularsi con il nuovo porporato. «Le mie prime parole da cardinale – racconta l’arcivescovo di Bologna – sono compassione, gioia e buon umore. Penso che sia questo il compito che papa Francesco ci ha affidato essere ancora più vicini a chi soffre per dare a loro anche parole di speranza». 

Il commento La città accogliente - di F. Caniato

Quali sono, invece, i suoi sentimenti?  «Sto provando tanta gioia condivisa e tanta grazia, sentimenti che compensano l’evidente inadeguatezza e che sono il proseguimento di quanto ho provato venerdì al termine della processione con le reliquie del nostro patrono». 

Che cosa l’ha colpita? «Direi che uno dei momenti più emozionanti di venerdì, oltre alla Basilica di San Petronio piena e alla vicinanza delle persone, è stata la benedizione della gente che era in piazza Maggiore. La fraternità e la paternità insieme, come indicava San Giovanni XXIII, sono l’espressione di una comunità che prega per un suo fratello e questa è sia una cosa molto bella sia una cosa molto importante».

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Prima del concistoro ha parlato con papa Francesco?  «No, non abbiamo avuto nessun dialogo, però, mi ha scritto ed è stato molto chiaro. Mi ha chiesto di rinunciare alla mondanità e di avere tanta compassione nel senso latino del termine, vale a dire state vicino a chi soffre e provare a condividere almeno una parte di questa sofferenza». 

La sua vocazione inizia con un viaggio in tram nelle periferie di Roma. Si aspettava di diventare uno stretto collaboratore del papa?  «Assolutamente no, ma a maggior ragione in periferia devo andarci ancora di più e soprattutto devo andare oltre l’ultima fermata di qualsiasi autobus».

Quale direzione deve seguire la Chiesa?  «Deve essere sempre più universale e solidale. Sempre più vicina agli ultimi e sempre più vicina alle loro richieste allargando gli orizzonti. Oggi si apre il sinodo sull’Amazzonia ed è importante avere attenzioni per quelle parti del mondo dove la povertà è il primo problema». 

Le dà ancora fastidio la polemica sul tortellino? «Più che infastidito sono stupito. Tutto nasce da una fake news perché nessuno ha voluto cambiare la ricetta del ripieno, semplicemente si proponeva un’alternativa per chi non voleva mangiare il maiale. Il reazione istintiva che è scaturita non va sottovalutata perché spesso queste risposte sono animate dalla paura».

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