Maurizio Setti indagato per autoriciclaggio. Lui respinge le accuse: "Tutto regolare"

Inchiesta della procura di Bologna. Nei confronti dell'ex vicepresidente dei rossoblù (ora patron dell'Hellas Verona) è scattato un sequestro per 6,5 milioni. Avrebbe sottratto i soldi alle casse del club per evitare il fallimento di un'altra azienda

Maurizio Setti

Maurizio Setti

Bologna, 13 maggio 2021 - L'ex vicepresidente del Bologna calcio e attuale patron dell'Hellas Verona Maurizio Setti è indagato dalla Procura di Bologna per appropriazione indebita e autoriciclaggio. Nei suoi confronti è scattato un sequestro, eseguito dalla Guardia di Finanza, per 6,5 milioni di euro. Secondo gli investigatori è la somma illecitamente sottratta alle casse della società calcistica e impiegata indebitamente per ristrutturare un'altra società, così da impedirne il fallimento. È stata anche accertata un'operazione di 'maquillage contabile' con cui l'imprenditore modenese avrebbe cercato di nascondere l'origine delle somme di cui si era appropriata. 

Setti respinge però ogni accusa, ribadendo "l'assoluta regolarità e correttezza" del suo operato e affermato di aver agito "con piena trasparenza e nell'interesse dell'Hellas Verona e nel rispetto dei tifosi che la sostengono". 

Setti, secondo le indagini, avrebbe indicato in diversi documenti bancari e contabili la provenienza dei soldi da una distribuzione di dividendi, sebbene si trattasse, in realtà, di una disponibilità finanziaria accantonata in bilancio quale "riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale", di per sé non distribuibile.

Gli esiti dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caleca e dalla pm Elena Caruso, sono stati presentati in conferenza stampa dal procuratore capo Giuseppe Amato e dal generale Gianluca Filippi, comandante provinciale delle Fiamme gialle bolognesi. Il sequestro è stato emesso dal Gip Sandro Pecorella.

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Tutto è nato dalle verifiche del nucleo di polizia economica finanziaria su due società bolognesi rientranti nella catena di controllo del Verona, nei confronti delle quali c'erano state sentenze di fallimento successivamente revocate, all'inizio del 2021, dopo un reclamo. È emerso che la partecipazione delle due società nell'Hellas era stata oggetto, nel corso degli anni, di cessioni infragruppo e rivalutazioni (anche grazie al coinvolgimento di società estere) che ne avrebbero strumentalmente e ingiustificatamente incrementato il valore.

L'autoriciclaggio di 6,5 milioni riguarda, appunto, la somma sottratta da Setti dalle casse del club sfruttando il doppio ruolo di amministratore e socio unico e il piano di ristrutturazione di una delle due società per evitarne il fallimento dal quale, spiega la Finanza, sarebbe potuto derivare lo spossessamento della società di calcio, vale a dire dell'unico vero asset produttivo dell'intera catena di controllo. Nell'indagine non risultano coinvolte aziende del tessile, altro settore di attività dell'imprenditore, legato alla griffe di Manila Grace.

I contrasti tra Setti e Volpi

L'indagine nasce dal contrasto tra lo stesso Setti e Gabriele Volpi, finanziere, ex presidente dello Spezia Calcio. La richiesta di sequestro della Procura muove proprio dall'iniziativa nella qualità di creditore di Volpi che, sottolinea il Gip Sandro Pecorella, "ha indubbiamente finanziato Setti nella sua impresa di prendere in gestione la società di calcio". Setti, infatti, "per acquistare e gestire la società Hellas Verona si è interamente fatto finanziare da società riconducibili a Volpi" osserva ancora il giudice nel provvedimento di sequestro.

A fronte della controversia tra Volpi e Setti, che ha dato luogo a un contenzioso civile culminato in richieste di fallimento di società, accolte in primo grado e poi respinte in appello, da parte di Setti c'è stata una serie di ripetuti trasferimenti della partecipazione sociale dell'Hellas Verona "che allo stato non paiono giustificati da altra ragione se non quello di vanificare i tentativi del suo contradditore di recuperare il credito", per cui Volpi ha vittoriosamente instaurato un giudizio civile in Lussemburgo, nel 2018. 

Il gip: rischio fortissimo che il denaro venga disperso

"I fatti accertati impongono il sequestro in prima battuta per parare il colpo derivante all'Hellas Verona dall'appropriazione indebita", è la conclusione del Gip del tribunale di Bologna Pecorella, nel motivare il provvedimento a carico di Setti per 6,5 milioni. 

"Fortissimo" è infatti il rischio "che il denaro ora asservito illecitamente a garanzia del debito" della società chiamata Star Ball Srl, da cui Hellas Verona Football Club Spa è interamente partecipata "venga disperso". Questo, tenuto anche conto che "essendo stato qualificato il versamento quale distribuzione dividendi, l'Hellas Verona non ha alcun titolo per rientrare delle somme se non l'accertamento dei reati qui ipotizzati", conclude il giudice. 

Setti si difende: "Ho agito correttamente e nell'interesse del Verona"

Non ci sta. Maurizio Setti risponde così alle accuse  autoriciclaggio e appropriazione indebita mosse nell'inchiesta della Procura di Bologna. "Intendo ribadire l'assoluta regolarità e correttezza del mio operato. Respingo tutte le prospettazioni accusatorie che mi sono ascritte, consapevole d'aver sempre agito con piena trasparenza e nell'interesse dell'Hellas Verona e nel rispetto dei tifosi che la sostengono".

"I bilanci di una società di calcio - aggiunge - sono attentamente formati e controllati. Non ho mai avuto alcun rilievo sui bilanci dell'Hellas, né dal Collegio Sindacale, né dai Revisori, o dagli organi di controllo". 

"Confido - prosegue Setti - che, nel più breve tempo possibile, la magistratura possa fare chiarezza sulle vicende in questione, anche perché il mio operato è già stato giudicato positivamente dalla Corte d'Appello di Bologna". "E' oltremodo dannoso - conclude - il clamore mediatico generato in relazione a questa vicenda".

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