Max Pisu: "Racconto il casalingo disperato"

Da stasera a domenica al teatro Dehon di via Libia "Siamo quattro uomini soli uniti dalla solidarietà".

Max Pisu: "Racconto   il casalingo disperato"

Max Pisu: "Racconto il casalingo disperato"

Chissà se quattro uomini al verde e lasciati dalle rispettive mogli, riuscirebbero a cavarsela da soli. Forse da soli no ma, condividendo l’appartamento e le ’sciagure’, magari sì. Sicuramente i quattro ’Casalinghi disperati’ che si districano tra faccende domestiche, spese al supermercato e una difficile convivenza, approdano al teatro Dehon (via Libia 59) da stasera a domenica, per la regia di Diego Ruiz. Gianni Ferreri interpreta un uomo gay, l’unico che ha un rapporto sano con l’ex moglie perché in realtà non si sono mai amati, ma hanno un figlio insieme. Danilo Brugia è un uomo che ha lasciato la moglie più ricca di lui, prima faceva la bella vita e ora si trova a cambiare lavoro continuamente. A un certo punto arriva Nicola Pistoia che ha appena litigato con la moglie perché ha scoperto che ha un amante. E poi c’è Max Pisu.

Pisu, lei che tipo casalingo interpreta?

"Sono un ipocondriaco che vive malissimo per la paura costante di ammalarsi. Dalla sua ha il fatto di guadagnare bene, ma con lo stipendio che porta a casa, a malapena riesce a mantenere la moglie".

Perché?

"Perché lei ha deciso che i figli devono andare in una scuola americana e praticare sport costosissimi".

La accomuna qualcosa al suo personaggio?

"In realtà siamo tutti e quattro separati a teatro e nella vita reale, almeno però non viviamo insieme (ride, ndr). Le problematiche sono molto attuali, quindi ci si diverte ma c’è anche una vena molto amara di verità".

Gli uomini separati di solito non sono molto raccontati...

"Sono quattro realtà diverse che si uniscono per una sorta di solidarietà maschile e anche per problemi economici, quattro ritratti di uomini moderni e verosimili, anche se molto teatralizzati, per gestire soprattutto il rapporto difficile con i figli, ai quali le madri hanno dato un ritratto di loro pessimo. Si sorride delle loro disavventure tragicomiche".

Secondo lei si può ancora ridere di tutto?

"Si può e si deve. Anche della tragedia. Diciamo che oggi è cambiato il modo di fare comicità, ci sono molti ’paletti’. Però la mia comicità, in genere, è sempre stata abbastanza classica e semplice. L’unica volta in cui mi è andata ’male’ è stata quando interpretavo Tarcisio, il ragazzo dell’oratorio. Sono stato anche minacciato perché ’non potevo permettermi di parlare del papa, dei preti o del conclave’. Siccome Tarcisio era un personaggio della parrocchia che aiutava il prete, io gli facevo scongelare le vecchiette. Le toglieva dal congelatore per portarle a messa, altrimenti il prete si lamentava perché c’erano poche persone...".

Amalia Apicella

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