
Cinque anni e cinque mesi a due uomini, 2 anni e 10 mesi alla ’basista’ che ha collaborato coi carabinieri. Incastrati dalle celle telefoniche
Condannati i due uomini ritenuti responsabili di numerosi furti, tra cui un maxi colpo in un’abitazione a San Giovanni in Persiceto, avvenuto il primo luglio del 2020. Ieri mattina, in tribunale a Bologna, nell’udienza davanti al giudice Stefano Levoni, pm Michela Guidi, sono stati condannati a 5 anni e 5 mesi Salvatore Lapiccirella, 53 anni, e Gianluca Grieco, 49. Due anni e 10 mesi invece a Lara Padovani, 38 anni, la ‘basista’ che poi si era pentita e aveva collaborato. Riconosciuta una provvisionale di 10mila euro più un rimborso delle spese di difesa.
I fatti. I tre sono stati condannati per furti commessi tra San Giovanni, Crevalcore e Ravarino. A San Giovanni, nel 2020, hanno messo a segno il colpo ai danni di una coppia, marito e moglie, assistiti nel processo dall’avvocato Gabriele Bordoni. Mentre la donna distraeva la madre della vittima con una scusa ("C’è questo mazzo di chiavi, l’avete perso voi?"), i due complici sono entrati dalla finestra, hanno forzato la cassaforte in camera da letto e portato via dei Rolex per oltre 30mila euro, e 5mila euro in contanti. Nell’ottobre 2020 hanno rubato all’interno del negozio Punto e Pasta, sempre a San Giovanni, e, di nuovo qui, messo a segno un altro colpo pochi giorni dopo, a novembre. E, sempre a novembre 2020, hanno messo in atto un colpo in un’abitazione di San Giovanni. Ai tre sono attribuiti anche due furti avvenuti poco prima, uno nel 2019 a Ravarino (dopo aver fatto una copia delle chiavi del proprietario di casa, dove avevano portato via vari gioielli) e l’altro nel gennaio 2020 a Crevalcore, in un bar, portandosi via quasi 10mila euro del fondo cassa.
I carabinieri hanno indagato a fondo, recuperando i tabulati e scoprendo così che c’erano spesso contatti tra i tre finiti a processo, nei periodi dei singoli episodi: dalla indagini è emerso che i tre, poco prima e poco dopo i colpi, si contattavano tra loro. Tra le evidenze, la corrispondenza delle celle telefoniche nei luoghi vicino ai furti. Nel caso del furto di Rolex, poi, la vicina di casa ha anche confermato che attorno alle 12.30 (ora del furto) ha sentito un rumore intenso (i due stavano aprendo la finestra). Messa alle strette dagli inquirenti, Padovani ha poi confessato. L’avvocato Alessandro Cristofori, per Grieco, ha detto che visto che Padovani non è venuta in udienza a confermare, quelle dichiarazioni valgono solo per lei, Bordoni ha rilevato che l’inutilizzabilità o è patologica (quindi l’atto non si può acquisire) o, se invece è parziale, quelle dichiarazioni, nella parte in cui chiamano a responsabilità gli altri, stimolano la verifica sull’esistenza di elementi di riscontro sugli altri due.
Nel caso dei Rolex, oltre al grande valore economico, c’era quello affettivo, perché quegli orologi erano ricordi di vita, tra cui momenti legati al lavoro, regali di laurea e matrimonio. "Siamo soddisfatti dell’esito – così Bordoni –, restituisce a questi ragazzi l’esistenza di un presidio di legalità sul territorio, ed è un segnale di vicinanza e sicurezza rispetto all’inviolabilità del domicilio".