Mazzamauro per Paolo Villaggio "Mai più trovato un collega così"

La mitica signorina Silvani nello spettacolo musicale ’Com’è ancora umano,. Caro Fantozzi’.

Mazzamauro per Paolo Villaggio  "Mai più trovato un collega così"

Mazzamauro per Paolo Villaggio "Mai più trovato un collega così"

di Amalia Apicella

La storia d’amore è una delle più note: quella tra il ragionier Ugo Fantozzi e la signorina Silvani. Ma ci saranno anche la piccola Mariangela, il ristorante giapponese, il ricordo del ragionier Filini. Lo spettacolo di Anna Mazzamauro (la Silvani) non riguarderà solo il personaggio di Fantozzi, ci sarà anche il ricordo più intimo di Paolo Villaggio: la sua avidità di cibo e le sue diete mostruose, la paura di vivere la sua carriera, l’incontro con Giorgio Strehler che lo avrebbe voluto nel suo Piccolo di Milano. Accompagnata dalla chitarra e dal pianoforte di Sasà Calabrese, Mazzamauro sarà al Teatro Dehon stasera alle 21 e domani alle 16 con Com’è ancora umano, caro Fantozzi. Parole e musica per Paolo Villaggio, scritto e diretto dall’attrice. "Umano Fantozzi lo diceva sempre – spiega Mazzamauro – anche ai cattivi. Ancora racconta l’immortalità di Paolo Villaggio. Caro, a me e a tutti, per l’immagine chapliniana che ha lasciato di sé".

Mazzamauro, com’era Villaggio sul set?

"Fuori dal set non eravamo amici, ma in scena ci legava un amore profondo, non come Fantozzi e la Silvani, ma come Anna e Paolo. Non ho mai più trovato, nei film che ho fatto senza di lui, colleghi che con tanto tatto chiedessero al regista ‘è andata bene? Rifacciamo la ripresa di Anna?’, poi lui aveva una bella responsabilità avendomi scelta…".

Quando Villaggio la scelse, c’era anche Luciano Salce (regista di ‘Fantozzi’, 1975) che si stupì per la sua bellezza…

"Con Salce avevo già lavorato in teatro, cercava un’attrice ‘bruttarella’ da mettere vicino a Fantozzi come moglie. Io, senza sapere cosa cercasse, mi sono conciata e acconciata per l’occasione, mi sono fatta una cotonatura come un cocomero, mi sono messa un vestito rosso stretto, le calze a rete e i tacchi a spillo. Ho aperto la porta della produzione e a Salce ho detto: “A Lucià guarda un po’“. Lui mi ha risposto: ‘Perdonami Anna, ti ricordavo più brutta’. Non andavo più bene per interpretare la moglie e Paolo mi ha scelto per interpretare la signorina Silvani".

Si sente più in debito o in credito nei confronti della Silvani?

"Tutte e due. In debito perché se stasera il teatro è pieno, è merito suo. Ma anche in credito: all’inizio della mia carriera pensavo di essere nata per recitare Medea, amavo profondamente il teatro classico. La signorina Silvani ha impedito a me di fare Medea e ai registi, che volevano darmi una parte drammatica, di chiamarmi".

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