Medicina Università Bologna, nuovo corso in Romagna. Ubertini: "Servono risorse"

Il rettore dell'Alma Mater detta i tempi. "Delibera entro fine anno"

Francesco Ubertini

Francesco Ubertini

Bologna, 2 luglio 2019 - Le premesse ‘ci sono’ e il tempo anche. Ma “se vogliamo partire col primo anno nel 2020-2021, dobbiamo andare in delibera entro quest’anno”. E soprattutto, “servono le risorse”. A dettare le condizioni per l’avvio di un nuovo corso di laurea in Medicina in Romagna è Francesco Ubertini, rettore dell’Alma Mater di Bologna, a margine dell’inaugurazione di un nuovo punto ristoro per studenti in zona universitaria, all’interno del museo di zoologia. Ad oggi, ci tiene a precisare il rettore, “la decisione non è stata presa, ma ci stiamo ragionando. L’interesse locale c’è (sia Forlì che Ravenna si sono mostrati interessati, ndr), ma per farlo c’è un tema di risorse che non abbiamo e che ho posto ai nostri interlocutori”, manda a dire Ubertini.

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L’avvio di un nuovo corso di laurea in Medicina in Romagna è dunque qualcosa più che una semplice idea. “Se vogliamo partire col primo anno nel 2020-2021, dobbiamo andare in delibera entro quest’anno - sottolinea Ubertini - quindi il tempo c’è”. Del progetto l’Ateneo sta discutendo con l’Ausl Romagna, i Campus e la Regione. “Un anno fa - ricorda del resto il rettore - abbiamo deliberato negli organi un piano di sviluppo della Scuola di Medicina in Romagna, tant’è che abbiamo alcuni professori che esercitano come universitari nelle unità operative in Romagna, abbiamo specializzandi e siamo entrati nell’Irst di Meldola”. A conti fatti, ragiona dunque Ubertini, “se vogliamo crescere coi numeri, potenziare il progetto di sviluppo dell’area medica in Romagna e far crescere quella parte della regione, le premesse ci sono”.

Il tema di fondo è l’aumento di posti a Medicina, salito per l’Alma Mater di Bologna del 20% rispetto all’anno scorso. Un incremento che “è circa pari alla coorte di studenti che entrò in sovrannumero con i ricorsi qualche anno fa - spiega Ubertini - lo abbiamo sperimentato, siamo al limite ma sappiamo che lo reggiamo”. Oltre a questo, però, “su Bologna non abbiamo più capienza per aumentare ancora il numero in questo momento - sottolinea il rettore - nel progetto della Torre biomedica è previsto un polo didattico, ma servirà un po’ di tempo. E comunque servono anche spazi per laboratori e tirocini in reparto”. Da qui nasce l’idea di aprire un nuovo corso di laurea in Medicina in Romagna.

“A me piacerebbe andare incontro alle esigenze del Paese e aumentare ancora - aggiunge poi Ubertini - ma per farlo ci si scontra con la necessità di risorse aggiuntive per spazi e docenti. Spero che il Governo accompagni questo sforzo che ha chiesto agli atenei per supportarli. La mia preoccupazione è che non ci sia un imbuto in fondo e che per la parte dei tirocini ci siano possibilità per gli studenti”. A livello nazionale, infatti, “c’è l’esigenza di avere più medici per il turnover”. Il problema però “va preso dall’alto”, sostiene il rettore, quindi “bisogna avere piùspecializzati e poi più studenti”, perché “generare più studenti senza poi l’accesso alla specializzazione è un boomerang, perché facciamo entrare nel sistema molti di più di quanti potranno specializzarsi. Quindi il sistema deve crescere in modo armonico. Le borse di specializzazione sono aumentate quest’anno ma in modo non ancora sufficiente rispetto al numero degli studenti”, sottolinea Ubertini.

L'avvio del nuovo corso di laurea in Medicina in Romagna "si può realizzare senza troppe difficoltà. A breve ci incontreremo per valutare la fattibilità di questo progetto". A dirlo è il sottosegretario Jacopo Morrone, che si dice "molto favorevole" all'ipotesi a cui sta lavorando l'Alma Mater di Bologna. Idea sostenuta dunque anche dagli esponenti di Governo. "Ho letto e molto apprezzato le dichiarazioni del rettore Francesco Ubertini - commenta Morrone - che afferma di vedere possibilità di sviluppo per una Scuola di Medicina in Romagna. A breve ci incontreremo per valutare la fattibilita' di questo progetto. Vedremo in seguito quale potrà essere la collocazione ideale, se Forlì o Ravenna. Ciò che importa ora è sedersi attorno a un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per delineare un progetto, con le necessarie risorse e spazi adeguati. Ma questo non ci spaventa, perché siamo convinti che si possa realizzare senza troppe difficoltà", afferma il sottosegretario. 

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