Meloni e il manichino a testa in giù Dodici misure cautelari per il Cua

Gli antagonisti rispondono anche per l’occupazione di via Serlio e per i vandalismi all’ex Monte di Pietà

Meloni e il manichino a testa in giù  Dodici misure cautelari per il Cua

Meloni e il manichino a testa in giù Dodici misure cautelari per il Cua

di Nicoletta Tempera

A ogni azione corrisponde una reazione. E per gli attivisti del Cua, che di azioni nell’autunno scorso ne hanno pianificate e attuate un bel po’, la reazione si è concretizzata ieri mattina, nell’esecuzione, da parte della Digos, di dodici misure cautelari, a carico di altrettanti attivisti. Accusati, a vario titolo, di vilipendio, minaccia aggravata, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, violenza privata aggravata, invasione di terreni ed edifici, travisamento, accensione di fumogeni e anche istigazione a delinquere. L’inchiesta della Digos, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Amato e dal sostituto procuratore Antonello Gustapane, si è tradotta ieri in due divieti di dimora, per Federico Antibo e Isabella Gigliotti, ritenuti i leader del Cua e della ‘sorella’ Cybilla, e dieci obblighi di firma, due volte alla settimana, nei confronti di altrettanti attivisti del collettivo. Un’altra studentessa risulta indagata a piede libero. Le misure, firmate dal gip Claudio Paris, sono relative a due distinti episodi avvenuti nell’autunno scorso e ‘firmati’ dai due collettivi: l’occupazione dello studentato privato Beyoo di via Serlio e la manifestazione del 10 novembre, durante il quale era stato appeso a testa in giù un manichino con le fattezze della premier Giorgia Meloni ed era stata deturpata, con un fiume di vernice rosa, la facciata del Monte di Pietà in via Indipendenza, sede del supermercato Sapori e Dintorni Conad.

Ieri mattina la Digos ha perquisito le abitazioni degli indagati, sequestrando pc, telefoni, striscioni, megafoni e impianti di amplificazione. Ed ha apposto i sigilli del sequestro alle ‘sedi’ del Cua: la stanzetta al piano terra della facoltà di Lettere al 38 di via Zamboni e lo spazio occupato ribattezzato Split, in via San Giacomo. Luoghi dove, materialmente, le azioni dei collettivi sarebbero state pianificate.

In merito ai fatti contestati, lo studentato di via Serlio era stato invaso il 19 ottobre scorso e liberato la mattina del successivo 23 ottobre. Come ricostruito dalla Digos, che aveva monitorato passo per passo l’occupazione, erano stati una quarantina gli attivisti del collettivo a entrare all’interno del palazzo di 15 piani, ancora non aperto perché i lavori per la realizzazione erano in fase di ultimazione. Come affermato in sede di denuncia dagli operai quel pomeriggio al lavoro nel cantiere, i ragazzi si erano fatti aprire con la scusa di chiedere informazioni e poi erano entrati in diverse decine, con tende, sacchi a pelo e generi di conforto. E avevano rifiutato di andarsene, malgrado più volte, sia i lavoratori che il responsabile del cantiere avessero spiegato loro i rischi connessi alla loro presenza. Di fatto, gli operai, dopo aver tentato di mettere in sicurezza tutto ciò che veniva loro in mente per salvaguardare l’incolumità stessa degli invasori, erano stati costretti a interrompere i lavori e andarsene. Da qui, oltre all’accusa di invasione, anche quella di violenza privata a carico dei tredici attivisti del Cua.

Le altre contestazioni sono invece legate alla manifestazione ‘Parade per una vita bella vol. 2’, del 10 novembre scorso. In quell’occasione erano scesi in piazza in 500. Ma in testa al corteo, non preannunciato alla Questura, c’era il solito gruppo di attivisti, guidati da Antibo e Gigliotti. Quella sera, i manifestanti avevano prima appeso il manichino dall’impalcatura della Garisenda, spintonando i poliziotti della Digos per evitare loro di identificare gli attori materiali di quell’azione; poi, in via Indipendenza, dopo aver impedito l’accesso ai clienti al Conad, avevano deturpato la facciata del Monte di Pietà. In questo contesto si inserisce l’accusa di istigazione a delinquere per Antibo, che quella sera, al megafono, aveva invitato i sodali ad andare a rubare al supermercato.

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