Menarini "Non aveva paura di niente Orgogliosa di averlo avuto con me"

Nel novembre 2008 la presidente rossoblù Francesca Menarini affida a Sinisa la prima pachina della sua carriera "Mai un passo indietro, mai un’esitazione, anche nell’affrontare la malattia. Una grande lezione per tutti"

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di Massimo Vitali

Sinisa & Francesca, rispettivamente allenatore e presidente, si rivelarono la coppia inedita del calcio italiano quando nel novembre 2008 la famiglia Menarini, allora proprietaria del Bologna, decise di affidare la prima panchina della sua carriera proprio a Mihajlovic, con la consegna di salvare una squadra che in campionato era partita col piede sbagliato.

Francesca Menarini, oggi qual è il suo stato d’animo?

"Mi sento molto triste, ma insieme provo l’orgoglio di aver avuto Mihajlovic al mio fianco in un momento così importante della sua storia di allenatore. In qualche modo il Sinisa tecnico l’ho battezzato io".

Come fu il primo incontro?

"Eravamo negli uffici della Cogei a Milano: mio padre, Sinisa e io. Fu un incontro per certi versi esaltante, anche se tutto fuorché esaltante era stato il nostro inizio di campionato (con Daniele Arrigoni in panchina, ndr). Proprio per questo pensammo a Mihajlovic come all’allenatore che potesse dare una scossa alla squadra".

E la scossa quel giorno arrivò?

"Sì. Fin da quel primo incontro Sinisa mi trasmise una sicurezza e un entusiasmo incredibili. Gli stavamo affidando una squadra che aveva una bruttissima classifica ma lui non mostrò il minimo dubbio. Non aveva paura di niente, si sentiva pronto ad affrontare qualsiasi evenienza negativa".

È il ritratto del leone che Mihajlovic è sempre stato.

"Sì, in quell’incontro Sinisa mi stupì e mi folgorò. Poi, avendo visto tutto quello che ha fatto in questi tre anni e mezzo di malattia, ho preso atto che quella totale assenza di paura l’ha dimostrata anche nell’affrontare la leucemia. Mai un passo indietro, mai un’esitazione".

Alla fine, purtroppo, il ‘nemico’ ha vinto.

"Di leucemia si può guarire, ma purtroppo anche morire. Ha perso la sua battaglia? Se pensiamo al fatto che non ce l’ha fatta sì, Sinisa questa battaglia l’ha persa. Ma io penso che ci sia anche qualcosa di vincente in quello che ha fatto: non ha avuto paura di mettersi a nudo, di raccontare la sua condizione di malato che affrontava la malattia a testa alta. È stata una grande lezione per tutti".

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