
Paolo Mengoli, 74 anni, cantante e personaggio televisivo bolognese, ha lasciato il segno tra gli anni ’60 e ’70
Paolo Mengoli, 51 anni di attesa sono una vita. Può la sconfitta di Milano incidere anche sulla Coppa Italia? "Non penso che l’ultimo risultato contro il Milan abbia smorzato l’entusiasmo. Stiamo aspettando questa partita da 51 anni e probabilmente venerdì, in campionato, c’è stata troppa tensione in vista della finale di Coppa Italia. La testa è già lì. Ma non facciamone un dramma: all’Olimpico bisognerà dare il tutto per tutto"
Il Bologna è all’altezza per il gran galà di domani? "Speriamo che Ndoye rientri, potrebbe rappresentare una vera spina nel fianco per i rossoneri. La squadra è preparata e anche le ’seconde linee’ hanno dimostrato di saper portare avanti la partita. È questo che mi piace del ‘nostro’ Bologna: tutti sono protagonisti e si sentono utili dal primo momento in cui mettono il piede nel terreno di gioco. Merito del mister Vincenzo Italiano".
La finale sarà un momento storico per generazioni. Qual è il suo ricordo-cartolina dei rossoblù? "Ricordo a l’emozione dello spareggio per lo scudetto contro l’Inter nel ’64. Avevo 14 anni, ma porto quel momento nel cuore: oggi vedo tanti bambini e ragazzi tifosi rossoblù e sarebbe bellissimo se potessero avere anche loro un momento storico da conservare e raccontare, come potrebbe essere la Coppa Italia. O meglio, la speranza è che non sia soltanto uno…".
E sotto le Due Torri cosa si aspetta possa accadere mercoledì? "Probabilmente le strade saranno deserte. Se qualcuno vorrà andare a fare un giro non avrà sicuramente problemi di parcheggio (ride, ndr). I bolognesi saranno a Roma, oppure davanti alla tv o nei bar della città per seguire questo momento storico. Io la guarderò a casa davanti a un bel piatto di tortellini, per rimanere in tema ‘bolognese’…".
Fatti i dovuti spergiuri, dica, vinciamo noi perché? "Il Bologna ci ha riempito di soddisfazioni e quest’anno vedo una squadra ancora più forte rispetto alla stagione precedente. È come se giocassimo con tredici giocatori: undici sono in campo, ma il tifo rappresenta il dodicesimo e l’intero staff, invece, il tredicesimo. Tutto questo è bellissimo".
Giorgia De Cupertinis