Metti una sera al cinema con Martin Scorsese

Il grande regista ieri sera all’Arlecchino Pop Up per la Cineteca. Il calore del pubblico in sala. "I miei gangster, raccontanti con humor"

Metti una sera al cinema con Martin Scorsese
Metti una sera al cinema con Martin Scorsese

Andare al cinema con Martin Scorsese. Non semplicemente a vedere i suoi film, che è già un privilegio tutto bolognese, visto che nella maggior parte del mondo, quelli vecchi si vedono in televisione o sulle piattaforme digitali. L’esperienza avvenuta ieri al cinema Pop Up Arlecchino è stata proprio quella di sentire raccontare l’ispirazione che sta dietro a Good Fellas, ad esempio, Quei bravi ragazzi, proprio da lui. Dal "Maestro", come l’ha presentato il sindaco Matteo Lepore, anche se dal pubblico viene salutato con un "Grande Martino!", come se fosse l’amico (americano) che presenta una sua cosa, più del livello di una rockstar che di un grande regista. Ma sotto le Due Torri va così, visto che la Cineteca ha abituato bene i bolognesi, che di tanto in tanto vedono arrivare qui dei miti come se nulla fosse. Martin Scorsese e Gian Luca Farinelli conversano, Cecilia Cenciarelli fa le domande dandogli – in italiano– tranquillamente del tu. L’interprete è a suo agio, mentre traduce i superbi racconti del regista, le scappa qualche risatina, perché Martin Scorsese, dressed in black come un gangster, lancia battute, anche se lo fa serissimo, quindi fanno ancora più ridere. E’ arrivato dopo essere stato a Roma, per parlare della Carta Bianca che ha firmato per la Cineteca, ovvero una programmazione supercult che attraversa la storia del suo cinema, abbinandola a titoli di altri autori che lo hanno ispirato, spesso film che magari non hanno avuto successo "e che per questo è proprio una bella fortuna poterli vedere oggi al cinema". La prima coppia di film è stata Mean Streets e Prima della rivoluzione di Bertolucci, il film che, visto da Scorsese a 23 anni, gli ha fatto sentire il bisogno di arrivare lì, a quel livello. Ieri, invece, l’accoppiata vincente era Ocean’s 11, quello originale di Lewis Milestone del 1960 con i Rat Pack, Sinatra, Martin, Davis Jr, Lawfird e Bishop, e il suo The Goodfellas. "Tutta la vita – racconta – ho voluto essere un gangster ed ecco, voi in Ocean’s 11 avete visto un film con l’olimpo degli attori dell’epoca, quelli da seguire, io invece ho fatto Goodfellas, che narra una storia universale, la salita e poi la caduta di questi gangster… ma c’è una cosa che non ti aspetti, lo humor". E prosegue: "La gente si arrabbiò a quel tempo con noi, ma cosa ci vuoi fare? Ci hanno dato degli irresponsabili, ma io ho riflettuto sulla responsabilità verso il pubblico, sul fatto di raccontare la verità di un mondo ed è reale il fatto che di questo mondo faccia parte anche lo humor".

Cos’è quindi l’ispirazione, Mr. Scorsese? Non tentenna: "L’ispirazione non è diretta, è un’inquadratura che mi porta a ragionare e poi faccio un film dove metto anche riferimenti, ma non intenzionalmente, che incamero". Una lunga conversazione, in cui racconta dei film che a fatto vedere a ‘Lio’ (Di Caprio) per fargli capire delle cose. E alla fine si capiscono tante cose: Scorsese ama tanto la nostra Cineteca perché questa istituzione ama il cinema come lui, che ammette di aver iniziato a poter vedere film muti da 20 anni, anche grazie ai restauri bolognesi. E siamo certi che potrebbe raccontare meravigliosi aneddoti anche del poster della prossima edizione del Cinema Ritrovato: Lou Castel, Klaus Kinski, Martine Beswick e Gian Maria Volonté sul set di Quién sabe? di Damiano Damiani.

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