"Mi sono messa in quarantena, ma nessuno mi paga la malattia"

Klodjana Hamzaj, assistente familiare di ritorno dall’Albania atterrando al Marconi ha seguito il protocollo

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di Rosalba Carbutti

C’è chi, come abbiamo raccontato ieri, alla parola quarantena sorride, alza i tacchi e se ne va. Ma c’è anche chi, invece, segue le regole. Con scrupolo. Ma, ciò nonostante, dopo telefonate, rimpalli, moduli, informazioni frammentate, risposte via mail che tardano ad arrivare, si ritrova con due settimane non pagate di stipendio. Ma andiamo con ordine.

La storia di Klodjana Hamzaj, badante albanese, da poco cittadina italiana, potrebbe essere quella di tante sue colleghe alle prese con l’emergenza Covid. La donna, infatti, rientrata a Bologna dove vive con il marito il 29 luglio, oggi è in quarantena. Dopo un viaggio di tre settimane a Tirana per accudire la madre molto malata, Klodjana cerca di capire, già prima di atterrare al Marconi, quale precauzioni dovrà prendere prima di rientrare a lavorare dalla signora che assiste. Iniziano le chiamate, i numeri verdi che non rispondono, le risposte incerte. Alla fine sa che cosa deve fare: arriva in aeroporto, compila un modulo, una specie di autocertificazione dove dichiara che si sottoporrà a isolamento fiduciario, dopo aver contattato l’Ausl. Klodjana, quindi, si chiude in casa. Avverte il datore di lavoro e, a questo punto, cerca di ottenere il certificato di malattia. Ma qualcosa va storto.

Che cosa è successo?

"Sono partita il 7 luglio e sono rientrata dall’Albania il 29. Non sono andata in vacanza, ma ad accudire mia madre che sta male. Dopo varie richieste d’informazioni, all’inizio con risposte sommarie, capisco che una volta atterrata devo chiamare l’Ausl. E così faccio".

Quindi si è messa subito in quarantena?

"Sì, mi hanno rassicurata dicendo di stare in isolamento 14 giorni e di chiamare il medico di base per il certificato medico".

Ma il certificato non l’ha ottenuto, giusto?

"No. Lavoro a tempo indeterminato part-time. Ma se non mi presento sul posto di lavoro e sono rientrata dalla ferie devo giustificare la mia assenza con regolare certificato medico. E, invece, questo certificato nessuno me lo fa".

Cioè l’Ausl non glielo fornisce?

"No. Mi ha detto di chiamare il mio medico di base che, però, non essendo io malata non può farmelo. È un circolo vizioso. Ma così la malattia non mi viene pagata".

Ma l’ha contattata lei l’Ausl?

"Certo. Ho seguito tutte le regole. Sono ferma in casa, non esco. Poi mi faranno il tampone. Rientrerò al lavoro dopo aver seguito tutti i protocolli anti-Covid. Nel frattempo, però, ho perso due settimane di stipendio".

Alcune sue colleghe all’arrivo al Marconi hanno detto che non avrebbero fatto la quarantena anche se venivano da Paesi a rischio...

"Di certo, se sapessero quello che è capitato a me si convincerebbero ancora di più di essere nel giusto. Io sono coscienziosa, credo che si debba fare assolutamente un periodo di isolamento. Ma sono molto arrabbiata".

Farà il tampone?

"Mi dovrebbero chiamare a giorni. Io l’avrei fatto subito, anche a pagamento. Ma prima devo fare la quarantena".

Se avesse saputo di non percepire lo stipendio per due settimana avrebbe comunque agito così?

"Di sicuro sarei rimasta un altro po’ da mia madre che è molto malata. Sono rientrata prima apposta per poter lavorare al più presto".

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