"Mia sorella Mariele, l’angelo dei bambini"

A 25 anni dalla morte saltano per pandemia le iniziative pensate per ricordare la Ventre. Domani una messa officiata dal cardinale Zuppi

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di Claudio Cumani

Lo sapeva da tre anni di avere un tumore. "Ma – racconta Maria Antonietta Ventre, la sorella maggiore – fingeva di non immaginare cosa sarebbe successo e continuava a lavorare. Nel novembre del ‘95 si era occupata come se niente fosse del suo Zecchino, l’edizione numero 38. Il giorno dopo si era messa a letto e non si è rialzata più".

Si spezza la voce dalla commozione a questa signora 83ennne ricordando una sorella davvero speciale come Mariele Ventre. La fatina del Piccolo Coro dell’Antoniano è morta 25 anni fa, all’alba di un gelido 16 dicembre. Quest’anno per ricordarla la Fondazione che porta il suo nome, presieduta appunto da Maria Antonietta, aveva messo in cantiere una serie di iniziative che, causa pandemia, non potranno vedere la luce: una rassegna di cori scolastici al teatro Manzoni, un trofeo di pattinaggio al PalaDozza, un concerto lirico al Celebrazioni.

"Sarà ricordata però lunedì in consiglio comunale e si stanno studiando iniziative in Salaborsa", dice orgogliosa la signora. Domani intanto alle 18.30 nella basilica di Sant’Antonio, la chiesa di Mariele, il cardinale Matteo Zuppi celebrerà una messa in suo suffragio a cui ha assicurato la presenza anche il sindaco Merola.

Quali sono i ricordi a cui è più legata?

"Quelli dell’infanzia, c’erano solo due anni di differenza fra noi. Ad esempio, io da bambina, dopo aver divorato il mio gelato, chiedevo sempre di assaggiare anche il suo e finivo per farglielo cadere. Non si è mai arrabbiata. Una volta, in piazza Maggiore, una signora si complimentò con i nostri genitori per la sua bellezza e lei prese a stringermi forte la mano quasi per dirmi che la più bella ero io. Se dovessi definire mia sorella con una parola, quella sarebbe buona".

In questi anni si sono moltiplicate le iniziative nel nome di Mariele, che in passato hanno visto la dedica di una piazza a Bologna o l’intitolazione di una scuola a san Lazzaro. È un’ondata di affetto che non si ferma?

"Sono tanti gli istituti che le vengono intitolati, in questi giorni ci stiamo occupando ad esempio di una scuola del’infanzia a indirizzo musicale alle porte della città. Il nostro compito, come Fondazione, è quello di sviluppare il suo messaggio di educatrice attraverso la musica. Lo facciamo, grazie un protocollo d’intesa con il Ministero, all’interno delle scuole".

Quel repertorio resta attuale?

"Certo, penso a una canzone come 44 gatti che spiega ai bambini che l’unione fa la forza e che nessuno deve restare indietro. Fu bellissimo l’incontro che Mariele ebbe con Gianni Rodari: era il ‘94 da lì nacque anche una canzone, tratta da una poesia appunto di quell’esimio scrittore, intitolata Speranza e interpretata dal Piccolo Coro".

Quanti bambini sono rimasti legati alla vostra famiglia?

"Tanti. Penso a Valter Brugiolo, l’interprete di Popoff, ma anche a Cristina D’Avena. Lei ricorda ancora che fu Mariele a insegnarle a dire la erre quando doveva cantare Il valzer del moscerino. Aveva 3 anni e mezzo e proprio non ci riusciva".

A che punto è il processo di beatificazione?

"Ci siano fermati. Sono state avanzate perplessità su quanto il successo rispetto all’esempio abbia pesato sulla percezione della sua figura. Mi sono scoraggiata e mi sono chiesta se lei, schiva com’era, tenesse davvero a tutto questo. Perché, comunque, come diceva Cino Tortorella dopo la sua morte, ‘Mariele c’è’".

Quando avvenne il primo incontro fra Mariele e l’Antoniano?

"Nel ‘53 alla posa della prima pietra. Mariele aveva 14 anni e aveva registrato per l’occasione su un magnetofono una partitura di Chopin al piano. Molto tempo dopo padre Berardo, uno dei fondatori, le chiese una mano per sostenere una manifestazione canora che gli aveva proposto Tortorella. Noi abitavamo vicino alla chiesa e i frati ci conoscevano bene. Lei aveva 22 anni e una brillante carriera concertistica davanti. Ma disse sì".

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