Micaela Zanni: "Una raccolta fondi per salvare il Kinki"

Gestisce il club da anni ed è l'ospite della newsletter di oggi

Micaela Zanni

Micaela Zanni

Bologna, 25 febbraio 2021 - Nessuna insegna all’ingresso, come in tutti i luoghi del mondo la cui frequentazione è riservata solo agli ‘iniziati’. Una porta modesta che, una volta finalmente aperta, svela una scala ripida. Un discesa breve in un mondo ‘inverso’, un ‘sottosopra, per citare la serie tv culto Stranger Things . Benvenuti al Kinki, un universo onirico che ha avuto un ruolo centrale nella vita di una generazione di bolognesi, che a quei giorni, e anche adesso, nel pieno dell’età adulta, è strettamente legato. Lo dimostra la mobilitazione on line seguita alla notizia che le mura dello storico locale di Via Zamboni, gestito da Micaela Zanni andavano all’asta. Fatto mai avvenuto per una discoteca.

Il precedente Dal Kinki il regalo per l’ultima notte dell’anno

Signora Zanni, cosa è successo dopo la sua intervista al nostro giornale? "C’è stata una reazione spontanea, immediata, che mai mi sarei aspettata. Una interminabile testimonianza di affetto da parte di persone adulte, tutte impegnate tra vita professionale e famiglia, che anche per un fatto anagrafico, non mettevano più piede da anni in una discoteca, e che, improvvisamente, letta la notizia, hanno avvertito un vuoto. Come se una parte della loro vita stesse per essere cancellata. La parte forse più bella".

Ed è scattata una impensabile solidarietà. "Si, non solo sono stata subissata da testimonianze di affetto e di vicinanza da centinaia di frequentatori del Kinki, soprattutto negli anni ’90, ma anche da una improvvisa, incontrollata gara alla ricostruzione di una casa comune, come se la possibile scomparsa del club portasse con sé ricordi, passioni, emozioni, momenti irripetibili che bisognava a tutti i costi fermare. Così è nata, senza alcuna regia, una richiesta di contribuire, con una sorta di informale azionariato popolare, ad acquistare le pareti del locale. In tantissimi, senza alcuna spinta, se non quella emozionale, si sono dati appuntamento sulle nostre pagine social, offrendosi di mettere subito a disposizione una cifra per diventare, tutti insieme, proprietari del loro ‘sogno’".

Un legame indissolubile, decenni dopo. Lei, che il Kinki lo ha vissuto ogni notte, come lo spiega? "Semplicemente con il concetto di famiglia. Questo è stato, per molti anni, il Kinki. Una famiglia allargata, basata su valori semplici, essenziali, quelli della libertà, della tolleranza, del rispetto per le diversità, dell’incontro. Si viveva durante la settimana aspettando il venerdì e il sabato, quando si lasciava fuori la porta del club tutto quello che si era stati e si diventava realmente parte di una comunità che, sulla pista da ballo, era un corpo solo, respirava all’unisono. Una esperienza che, purtroppo i ragazzi di oggi, non possono più provare. Ma per chi allora c’era, è stato un momento importante di crescita".

Ma sui social il crowdfunding si è fermato. "Intanto va sottolineato che sono anni che le pareti del club, ripeto le pareti e non il marchio, sono in vendita e erano già andate all’asta, questa è la quarta, a un prezzo oltretutto molto appetibile, se si considera che si tratta di un immobile praticamente sotto le Due Torri. Ma il fatto che, sino a oggi, non ci sia mai stato un acquirente, qualcosa significa…".

Cosa, a suo avviso? "I lavori di sistemazione del portico di Via San Vitale hanno prodotto dei danni alle strutture del sottosuolo, i locali del Kinki sono ormai inagibili, impossibile utilizzarli per qualsiasi attività, se prima non vengono messi in sicurezza con un intervento urgente e molto oneroso, che va di là del costo delle mura. Noi continuiamo a essere il Kinki e, se non sarà possibile riaprire in Via Zamboni, troveremo altre maniere per far rivivere al nostro pubblico quelle notti indimenticabili".  

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