Barbieri Bologna, l'ultima sforbiciata di Michele e Giovanni

Bologna, 26 maggio 2022 - Dopo 60 anni di premiata attività, a fine maggio si abbassa la saracinesca in via Saragozza della bottega di Michele Longo e Giovanni Arrico. Acconciatori, prego, come sottolineava Michele negli ultimi vent’anni quando qualcuno azzardava a chiamarli ‘barbieri’.

Ora però che il traguardo della pensione è vicino si sono abbassate le difese e loro stessi sono tornati all’antico preferendo definirsi quel che sono: barbieri. Quante barbe e capelli sono passate dal loro negozio entro porta, a fianco della chiesa di Santa Caterina, dove tra una sforbiciata e l’altra si è sempre fatto salotto, parlando di tutto, toccando temi che potevano variare da questioni di politica internazionale alla ricetta del vero ragù alla bolognese.

Sì, proprio loro che petroniani non sono e lo sono diventati dopo essere arrivati dal profondo Sud alla fine degli anni Cinquanta, quando quattordicenni o poco più hanno trovato ospitalità sotto le Due Torri. Un’epoca lontana il cui ricordo è affidato a sbiadite foto in bianco e nero appese alle pareti della bottega, fra licenze e diplomi conseguiti durante la loro lunga carriera. Loro come tanti, ancora ragazzini sono venuti a cercare al Nord quello che il Sud non offriva: la possibilità di costruirsi un futuro, ovvero trovare un lavoro, costruirsi una famiglia e una casa.

Missione egregiamente compiuta, nonostante un percorso a ostacoli, partito dalla camera in affitto trovata proprio in via Saragozza, nel caso di Michele, o nella bottega dello zio in via Dagnini, com’è capitato a Giovanni. Poi da apprendisti a titolari dell’attività, com’è accaduto a Michele all’inizio degli anni Sessanta, poi affiancato da Giovanni. Sempre pronto a narrare di persone e di fatti della vita Michele, taciturno e più sulla difensiva Giovanni. Il giusto mix, una coppia perfetta in pratica.

E non è un caso che dalla loro bottega nel corso degli anni siano passati molti bolognesi, illustri e meno celebrati, molte facce note nella città ‘dove non si perde neanche un bambino’ come canta Lucio Dalla. L’elenco sarebbe interminabile e, come succede in ogni chiesa che si rispetti, non si rivela il nome del confessato.

Michele e Giovanni restano i custodi di piccoli e grandi segreti venuti in superficie tra uno shampoo e un phon. Sempre pronti all’ascolto, ma anche ad assecondare manie e vanità che appartengono all’universo maschile. Nonostante la metodica ripetività che ha accompagnato la loro vita, sia l’uno che l’altro hanno mantenuto vive le loro passioni e così dal primo giugno potranno dedicarsi agli amati sport (Michele è un maratoneta con personali sotto le tre ore nella 42 chilometri) e alla buona tavola (Giovanni è un’eccellente forchetta più avvezzo ai piaceri della vita piuttosto che al sacrificio sportivo).

Un altro giovane venuto da lontano prenderà il loro posto raccogliendo il testimone lasciato dalla consolidata coppia. L’affezionata clientela, soprattutto quanti ancora possono ancora pronunciare la fatidica frase ‘barba e capelli’, potranno continuare a frequentare il luogo e a consolidare nuovi temi argomento di discussione.

Michele e Giovanni però mancheranno a tutti coloro che li sapevano lì, pronti ad accogliere chi capitava, trovando sempre la parola giusta, il tema giusto per far sentire meglio chi sedeva in una delle loro due classiche, comodissime poltrone da barbiere. In pratica psicoanalisti, oltre che acconciatori. Loro ci tengono a ringraziare la clientela in questi ultimi giorni di attività, ma in realtà è la clientela a ringraziare loro.

Bologna perde un altro pezzo che si va ad aggiungere alle storie della nostra città.