Michele Merlo, più indagati per la morte del cantante

Dopo sei mesi, i nomi nel registro della procura: devono rispondere di omicidio colposo in seguito a condotte mediche

Bologna, 10 dicembre 2021 - Omicidio colposo in seguito a condotte mediche: questa l'accusa che vede iscritto nel registro degli indagati più persone per la morte di Michele Merlo, 28 anni di Bassano (nel Vicentino), l’ex concorrente di X Factor e di Amici morto il 6 giugno scorso nell'ospedale Maggiore di Bologna per un'ischemia cerebrale causata da una leucemia fulminante.

L'iscrizione, come anticipato nei giorni scorsi dal Carlino, avviene a sei mesi dalla morte del giovane musicista e cantautore classe 1993, in arte Mike Bird.  Nei giorni scorsi, la Regione aveva inviato gli ispettori all’ospedale di Cittadella e al Centro medico di Rosà per acquisire le cartelle cliniche. Il fascicolo d'inchiesta per omicidio colposo è stato trasferito nelle scorse settimane a Vicenza da Bologna. Il reato contestato sarebbe quello di omicidio colposo in seguito a condotte mediche.

Michele Merlo, il padre: "Così hanno ucciso il mio Mike, ora la verità"

Michele Merlo
Michele Merlo

La mail con la foto choc 'rispedita' al mittente

"Buongiorno, l’utilizzo della mail è unicamente per la richiesta di terapia cronica. Per qualsiasi altro motivo, chiamare la segreteria. Inoltre, chiediamo di non inviare foto". Con queste poche e asettiche parole, alle 11.59 del 26 maggio, la mail di Michele Merlo sarebbe stata rispedita al mittente. Una mail con cui il cantante aveva segnalato per la prima volta i sintomi di quella che si sarebbe rivelata essere la leucemia fulminante che dopo undici giorni, il 6 giugno, lo avrebbe poi ucciso all’ospedale Maggiore. Una foto choc, molto eloquente, in cui Merlo mostra un vasto ematoma all’interno della coscia della gamba sinistra, indizio della malattia che non sarebbe stato però colto e che anzi, al 28enne vicentino avrebbe visto recapitare una risposta quasi di rimprovero da parte di un "assistente di studio" qualunque, che davanti alle foto allegate si sarebbe limitato ai "cordiali saluti".

Il padre: "Così me lo hanno ucciso"

Il padre di Michele Merlo, 180 giorni dopo quel maledetto 6 giugno quando all’ospedale Maggiore di Bologna moriva il 28enne, ha lasciato ai social il suo atto d'accusa: "Sei mesi che questo Paese me l’ha ucciso". "L'inchiesta è stata trasferita da Bologna a Vicenza - ha raccontato papà Domenico - e per me è stato un colpo al cuore. Da ex ufficiale di polizia giudiziaria (l’uomo è un ex carabiniere), mi domando perchè. Mi aspettavo che la Procura di Bologna andasse avanti e ora mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso. Perché allora un dirigente medico chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria? Io e la mia famiglia non cerchiamo vendette, nemmeno soldi, ma la verità sì. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare e noi andremo fino in fondo".  

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