Morte di Michele Merlo, per il Nas due medici furono "superficiali"

L'inchiesta sul decesso, avvenuto a 28 anni, del cantante per leucemia fulminante: il 2 marzo l'incidente probatorio con i legali dell'unico indagato

Michele Merlo

Michele Merlo

Bologna, 15 febbraio 2022 - Visitarono Michele Merlo "con superficialità", nonostante stesse morendo di leucemia fulminante. Per questo due medici - uno a Rosà, in Veneto, e l'altro a Vergato, sull'Appennino bolognese - sono finiti nel mirino del Nas, il nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei carabinieri. Emerge dagli atti della procura di Vicenza che sta indagando sulla morte, avvenuta a 28 anni, del cantante e concorrente di X-Factor, di Bassano, avvenuta il 6 giugno scorso a Bologna, per un'ischemia cerebrale causata proprio dalla leucemia fulminante.

Il 2 marzo è stato fissato un incidente probatorio nel corso del quale anche ai consulenti della difesa - c'è un unico indagato, il medico di base Pantaleo Vitaliano, che visitò Michele nel suo studio di Rosà il 26 maggio 2021 - potranno ridiscutere le conclusioni della perizia disposta inizialmente dalla Procura di Bologna. Oltre che sul medico di Rosà - riferisce il Corriere del Veneto - secondo i Nas "emergono evidenti responsabilità" anche a carico di un altro medico bolognese, che visitò Merlo il 2 giugno nell'ambulatorio di Continuità assistenziale di Vergato (il giovane era ospite della fidanzata in Emilia in quei giorni) diagnosticandogli una tonsillite.

Per i Carabinieri i due dottori "trattando con superficialità i sintomi suggestivi di leucemia, ne ritardavano la diagnosi compromettendo l'esito delle cure". Tuttavia, scrivono, "nessuna terapia somministrata il 2 giugno avrebbe evitato il decesso".

Per questo il medico di Vergato non è stato indagato. Quanto al medico di Rosà, Merlo si presentò la prima e unica volta nello studio il 26 maggio, con una vasta ecchimosi ad una coscia, trattata dal professionista come uno strappo muscolare. Ma non tornò al successivo controllo fissato il 31 maggio. Per Azienda Zero, la struttura di vertice della sanità veneta, non vi sarebbero stati invece comportamenti negligenti da parte del medico di base, né da parte del Pronto Soccorso di Cittadella, dove il giovane si era presentato lo stesso 26 maggio, venendo invitato ad attendere con 'codice bianco'.

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