Bologna, 20 ottobre 2023 – Al Cas di via Mattei i problemi sembrano non finire mai. Stamattina c’è stata una nuova assemblea pubblica fuori dal centro accoglienza per denunciare le condizioni in cui vivono i migranti. Sporcizia, freddo, sovraffollamento e mancanza di luce.

“Dopo l’ultimo incontro che abbiamo fatto proprio qui fuori – le parole dell’attivista del ‘Coordinamento migranti’, Lorenzo Delfino – 200 persone sono state trasferite in altre città della Regione e ora vivono in appartamento, in condizioni migliori. Al Mattei, però, la situazione resta estremamente critica. Con la pioggia degli ultimi giorni, molti migranti sono stati costretti a dormire in piedi perché i materassi erano completamente bagnati. Tanti di loro non hanno delle calzature adeguate, ma solo delle ciabatte".
Ma il problema non riguarda solo le condizioni di vita all’interno del centro accoglienza.
"Ad alcuni migranti – continua l’attivista – sono state prese le impronte digitali avviando così le procedure per la protezione internazionale. C’è però una novità inaccettabile: avendo lasciato le impronte questa settimana, avranno il modulo C3, quello che permette loro di lavorare, soltanto dopo un altro appuntamento a febbraio. Questo significa che ci sono persone arrivate qui da diversi mesi che sono senza soldi in tasca, al freddo dentro le tende, senza la possibilità di fare assolutamente nulla".
Durante l’assemblea alcuni inquilini del Cas di via Mattei hanno preso la parola, raccontando in prima persona le criticità che ogni giorno sono costretti ad affrontare. "Noi non siamo qui per piacere – sottolinea uno di loro – a nessuno fa piacere lasciare il proprio paese d’origine, ma se sei costretto lo devi fare. Alcuni dei miei compagni, arrivati qui mesi fa, non hanno ancora nemmeno delle scarpe. Questi ragazzi dormono sotto l’enorme tenda che c’è dentro al Mattei e sono da ben due giorni senza luce. Piove e fa freddo, ma nessuno fa niente. L’acqua entra da sotto la tenda, poi ci sono i topi. Quando diciamo cosa succede, ci rispondono solo ‘ok’. Non abbiamo diritti, non abbiamo documenti, tanti di noi non hanno ancora fatto le impronte digitali”.
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