Mihajlovic, Gino Fabbri: "Torta e canzoni: era felice alla festa per il trapianto"

Il pasticcere amico del tecnico ricorda quel 4 novembre 2021: "Il duetto con Gianni Morandi e l'abbraccio con i giocatori"

Bologna, 19 dicembre 2022 - Il pandispagna con crema di vaniglia e cioccolato. I blitz nello spogliatoio di Casteldebole e nella tribuna del Dall’Ara. Un sodalizio nato per caso e finito in solida amicizia. In due parole: Gino Fabbri.

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Gino Fabbri e Sinisa Mihajlovic
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Fabbri, con i suoi dolci negli ultimi tre anni aveva reso più dolce il palato di Mihajlovic.

"Sinisa amava i dolci semplici, probabilmente perché anche nella vita dava valore alle cose semplici. Era un uomo che poteva permettersi di stare sul piedistallo e invece preferiva stare in mezzo agli altri".

Come quella notte del novembre di un anno fa, alla festa organizzata per celebrare i due anni dal trapianto.

"C’erano tutti, calciatori e dirigenti. E c’era Gianni Morandi, con cui Sinisa si divertì un mondo a cantare. Il nostro tavolo era in un soppalco, mentre i giocatori stavano sotto. A un certo punto disse: ‘Andiamo giù, in mezzo ai ragazzi, chissenefrega se stiamo in piedi’. Si sentiva a suo agio circondato da loro. E quella notte era doppiamente felice, perché era appena diventato nonno e gli facemmo la sorpresa della torta dedicata a Violante".

Le prime sue doti che le vengono in mente?

"Generosità e disponibilità. Deboli e forti, trattava tutti allo stesso modo. Con un’attezione per le persone che è difficile trovare in giro".

Con lei il feeling fu immediato.

"Sì, quando conobbe i miei dolci non volle più rinunciarci e ogni occasione era buona per chiamarmi a Casteldebole. Una volta ha preteso che andassi con lui sul campo, ma a una condizione: ‘Ti cambi e ti metti il giubbottino dello staff tecnico’. Poi scoprii che me ne aveva fatto preparare uno con le mie iniziali, che oggi conservo come un ricordo prezioso. Mi disse: ‘Tu fai questo sacrificio e io dopo faccio il sacrificio di mangiare i tuoi dolci...’".

Una favola bella, finita in tragedia.

"Sapevo che non stava bene, ma la notizia della sua morte è stata un fulmine a ciel sereno. Credevo che ce l’avrebbe fatta: forse perché con la forza e la determinazione riusciva a mascherare le insidie della malattia".

Che testimonianza lascia Sinisa?

"La testimonianza di un uomo fuori da ogni schema, che non rinunciava mai ad essere stesso. E forse questo non sempre piaceva a tutti".

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