Mihajlovic malato, la terapia è già pronta: cellule modificate

L’allenatore sarà ricoverato all’inizio della settimana al Sant’Orsola e verrà sottoposto a una cura innovativa, denominata Car-t

Bologna, 27 marzo 2022 - La leucemia che ha colpito Sinisa Mihajlovic quasi tre anni fa ha rialzato la testa e, dall’inizio della settimana, il mister rossoblù entrerà di nuovo nel reparto di Ematologia del Sant’Orsola per cercare di vincere anche questa partita dopo il trapianto di midollo effettuato nel 2019.

Aggiornamento Il mister dimesso dall'ospedale

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In campo, con ogni probabilità, questa volta ci sarà una innovativa terapia in campo onco-ematologico basata sui linfociti T, un particolare tipo di globuli bianchi responsabili della difesa del nostro organismo dalle malattie: si possono considerata i ’soldati’ del nostro sistema immunitario. Le CAR-T richiedono una complessa preparazione che ha inizio con il prelievo di cellule dal sangue del paziente che vengono poi separate dal resto delle cellule sanguigne e del plasma. I linfociti vengono poi inviati al laboratorio per il processo di ingegnerizzazione (viene introdotto il recettore CAR – Chimeric Antigen Receptor – capace di riconoscere le cellule tumorali). Si tratta di una procedura per la quale sono necessarie alcune settimane, trascorse le quali i linfociti CAR-T vengono infusi nel sangue del paziente, per iniziare la loro battaglia.

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Mihajlovic, spiegando che al Sant’Orsola sarà seguito dalla dottoressa Francesca Bonifazi, che dirige il programma dipartimentale terapie cellulari avanzate che lo ha già seguito nella precedente fase terapeutica (il reparto è guidato dal professor Michele Cavo), ha affermato di essere "in ottime mani" e che la sua stanza "è già stata allestita a livello tecnologico per seguire la squadra, dagli allenamenti al resto". L’allenatore aveva scoperto di essere di essere ammalato nell’estate 2019, quando di ritorno da una vacanza in Sardegna gli fu diagnosticata la leucemia mieloide acuta. Drammatico, a luglio, l’annuncio che lo stesso Sinisa fece in videoconferenza alla squadra, appena partita per il ritiro estivo di Castelrotto, in Alto Adige. Due giorni dopo, nella sala stampa di Casteldebole, il bis davanti ai giornalisti: "Ho la leucemia. Ma affronterò questa battaglia a testa alta e alla fine la vincerò". Dalla sua stanza di ospedale, mentre affrontava la chemioterapia, Mihajlovic continuò per mesi a guidare la squadra a distanza.

Il 25 agosto 2019, alla prima di campionato al Bentegodi col Verona, per tener fede a una promessa fatta alla squadra ottenne il permesso di uscire dall’ospedale per sedersi in panchina. Smagrito e caracollante ("sembravo un morto che camminava", avrebbe detto poi) stupì l’intero stadio e tutto il calcio mondiale per la prova di coraggio. Poi, il 29 ottobre, il trapianto di midollo osseo da donatore non familiare che gli aveva restituito la speranza. "Quel giorno sono nato per la seconda volta", racconterà lo stesso Sinisa nel ringraziare tra le lacrime medici e famigliari che gli erano stati vicini nel momento più difficile della sua esistenza. A dicembre, poco meno di cinque mesi dopo il primo ricovero in ospedale, Mihajlovic aveva ripreso il suo posto in pianta stabile in panchina e da allora non l’ha più abbandonato. Adesso, una nuova, fondamentale sfida.

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