Bologna, Milena Fini direttrice scientifica del Rizzoli: "Un gemello digitale per le cure"

La nuova direttrice scientifica: "Realizziamo una sorta di avatar del paziente che riproduce i movimenti. Progetto dei nostri ingegneri"

Bologna, 20 settembre 2022 - Il vertice della direzione scientifica del Rizzoli è ancora appannaggio delle donne. Dopo Maria Paola Landini, il ministero della Salute ha nominato Milena Fini, 59 anni, bolognese, laureata in Medicina e chirurgia, specializzata in Chirurgia d’urgenza e pronto soccorso e Ortopedia e traumatologia, entrata all’Istituto ortopedico nel 1991.

Milena Fini, 59 anni, nominata direttrice sanitaria del Rizzoli dal ministro della Salute
Milena Fini, 59 anni, nominata direttrice sanitaria del Rizzoli dal ministro della Salute

Dottoressa Fini, come è andato l’impatto?

"Mi sono insediata a luglio ed è stata un’entrata travolgente, con un’ondata di impegni. L’attività che vedevo mentre ero alla guida del laboratorio di scienze e tecnologie chirurgiche era solo una piccola parte".

Dove condurrà l’Irccs nei prossimi cinque anni?

"Punterò sull’innovazione, portata avanti anche in collaborazione con altri centri di ricerca e finalizzata al trasferimento al letto dei pazienti dei risultati della ricerca nei nostri laboratori: è la medicina traslazionale. Lavorerò anche per una maggiore interazione con il tessuto produttivo in relazione ai brevetti e per diventare sempre più attrattivi per i giovani. Non dimentichiamo gli studi sull’oncologia, in quanto siamo riferimento internazionale per i tumori muscolo-scheletrici, e le sedi del Rizzoli ’diffuso’, da Bagheria ad Argenta, ci consentono di portare ricerca e cura sul territorio".

La sanità digitale quali sviluppi avrà?

"Abbiamo avviato progetti di telemedicina sull’assistenza in riabilitazione. E i nostri ingegneri perfezioneranno la ricostruzione del gemello digitale, in parte già attivo".

Di che cosa si tratta?

"Partendo da Tac o risonanze si ricostruisce al computer un segmento corporeo identico, per esempio gli arti inferiori e il bacino. Poi questa immagine, una sorta di avatar del paziente, viene fatta camminare in un video esattamente come il paziente che si sta curando e così nascono modelli dinamici digitali su cui già ora il fisiatra riesce ad adattare trattamenti personalizzati".

In chirurgia avviene la stessa cosa?

"Non ancora, ma ci arriveremo. Intanto, stiamo guidando, nella rete nazionale dell’apparato muscolo scheletrico con gli altri Irccs del settore, studi sulla medicina rigenerativa e l’ortopedia pediatrica: lavoriamo per creare una personalizzazione degli interventi e delle cure chirurgiche per deformità e traumi. E una parte importante avviene attraverso il digitale".

Con i suoi studi, lei è tra i pionieri della medicina rigenerativa. Ci sono novità in questo campo?

"Siamo appena arrivati a un’applicazione clinica di medicina rigenerativa per la chirurgia vertebrale".

Si interviene già in sala operatoria?

"Sì, la procedura si svolge in sala operatoria e in un’unica seduta. È una metodica nata per migliorare la fusione ossea nella stabilizzazione vertebrale, con un prodotto biologico originato dal midollo osseo vertebrale. Il chirurgo preleva da una vertebra il midollo e lo rimpianta immediatamente, senza alcuna manipolazione cellulare. Lo studio clinico è un progetto finanziato con il 5 per mille e in origine avviato con un finanziamento della Fondazione del Monte".

Il 5 per mille alla ricerca scientifica è in crescita?

"Si mantiene stabile intorno a 900mila euro all’anno e siamo davvero grati ai cittadini per questa dimostrazione di fiducia verso la nostra ricerca sanitaria. E oltre a sostenere progetti su medicina rigenerativa, innovazioni in chirurgia protesica, malattie degenerative e oncologia, ci siamo anche potuti dotare di un microscopio operatorio da utilizzare con il robot per la microchirurgia".

 

 

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