Bologna, il prefetto Metteo Piantedosi. "Mini Daspo anche in piazza Verdi e Bolognina"

Intervista di fine anno sul tema della sicurezza. "Alcol ai minori, servono regole più stringenti per i baristi". E per il centro migranti di via Mattei una soluzione in pochi mesi

Il prefetto di Bologna, Matteo Piantedosi ragiona sul tema sicurezza

Il prefetto di Bologna, Matteo Piantedosi ragiona sul tema sicurezza

Bologna, 28 dicembre 2017 - In prima fila sul minato fronte della sicurezza, Matteo Piantedosi traccia un bilancio del 2017 e guarda al 2018 con una certezza: «Non si può stare con le mani in mano».

Prefetto, per la Montagnola ha adottato dei mini ‘daspo: una sua ordinanza stabilisce che chi, nei prossimi sei mesi, se già denunciato o arrestato per fatti di droga dentro il perimetro del parco, viene di nuovo sorpreso a commettere tali reati, deve essere allontanato immediatamente. Non solo: se dovesse di nuovo stazionare dentro la Montagnola poi, potrebbero scattare l’arresto fino a tre mesi e una sanzione pecuniaria. Come sta funzionando lo strumento?

«E’ evidente che quando ho preso questo provvedimento non avevo la presunzione fosse risolutivo di tutto il fenomeno dello spaccio, però – rispetto alle discussioni e alle analisi fatte – possiamo dire che si sono ridotti certi assembramenti di persone e che sia stato dato uno strumento in più alle forze dell’ordine. I cittadini più volte si lamentavano della situazione e abbiamo risposto a questa esigenza. Adesso c’è chi chiede un presidio fisso, ma di fatto le forze dell’ordine sono già quasi fisse in Montagnola».

I numeri quindi le danno ragione? O non teme che gli spacciatori se ne infischino delle regole?

«Come ho anticipato, è già visibile la riduzione dei numeri delle presenze dei pusher e degli assembramenti molesti. E’ chiaro che il conto lo faremo fra qualche mese».

Di recente anche il procuratore Giuseppe Amato è tornato sul tema della droga e, in un’intervista al Corriere di Bologna, ha invitato i bolognesi a riflettere sull’aumento della domanda di stupefacenti.

«E’ evidente che stiamo mettendo in campo tutte le azioni possibili, ma se il problema esiste e c’è ancora un’offerta persistente e pervicace, questo avviene perché c’è una domanda. Ecco perché le forze dell’ordine devono avere tutti gli strumenti possibili a disposizione».

E’ pensabile un’estensione dei ‘mini daspo’ anche ad altre zone di Bologna?

«Il provvedimento si può estendere: vediamo se e con quale supporto e in quali luoghi, magari anche come graduarlo. Non posso escludere che si possa fare qualcosa di analogo in altre zone».

Un esempio?

«La Bolognina, ma anche piazza Verdi e dintorni. Sono anche conscio che il fenomeno dello spaccio non si può risolvere solo con un’ordinanza: ma così diamo uno strumento in più oltre alle leggi. Di sicuro però si incrina il rapporto fra spacciatori e clienti».

In Bolognina da tempo chiedono un tavolo ad hoc.

«Ci siamo già visti, ma insisteremo: sicuramente abbiamo individuato alcuni luoghi di particolare complessità, sicuramente interverremo».

E piazza Verdi? «Ho avuto una bella chiacchierata con il nuovo sovrintendente del Comunale, sia per dare a piazza Verdi la vocazione di propaggine naturale del teatro, sia per pensare a un utilizzo stabile del sottoportico. Ho incontrato anche il rettore: il contributo dell’università è fondamentale come stimolo dell’associazionismo migliore».

L’altro tema riguarda il contrasto alla criminalità comune. Cosa state facendo?

«Massima pianificazione rispetto al contrasto dei furti e, visto il periodo, analisi attenta e puntuale sul commercio, il comportamento degli esercenti, i fuochi pirotecnici e le grandi concentrazioni di persone».

Sull’alcol ai minori una recente inchiesta del Carlino ha svelato quanto sia facile per un bambino comprare bevande vietate. Come interverrete?

«Servono più sensibilizzazione e regole più stringenti per gli esercenti. Non si può pensare di delegare tutto all’autorità pubblica, c’è una responsabilità sociale dell’impresa».

Resta irrisolto il nodo della ‘nuova’ accoglienza: quale sarà il destino di via Mattei? E il bando sprar dei Comuni è al palo...

«Ho già parlato ai sindaci che hanno aderito autonomamente al bando fatto dalla Città Metropolitana: molte proposte non sono state accettate o non sono state fatte e ci sono ritardi legati a verifiche. Il bando serve anche a far sì che ci sia una distribuzione di migranti equa sul territorio e preserva i Comuni stessi da ulteriori invii. Dobbiamo assolutamente alleggerire l’hub, anche se a breve faremo uscire il bando per rinnovare l’affidamento della gestione e, quasi in contemporanea, quello per i centri più grandi».

I tempi, dunque?

«Entro i primi mesi dell’anno spero ci sia un sensibile passo in avanti, gli stessi sindaci stanno lavorando insieme con la città metropolitana».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro