"Minorenni, niente attenuanti in caso di delitto"

Chiara Gualzetti, i deputati di Fd’I Bignami e Cirielli dopo le motivazioni della condanna del killer: "Nessun automatismo dettato dall’età"

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"La pericolosità sociale degli autori di crimini efferati come l’omicidio della povera Chiara Gualzetti, 15 anni, non può essere affidata ad un mero automatismo: deve essere sottoposta ad una valutazione discrezionale del Giudice naturale il quale, a fronte degli elementi di conoscenza del processo, possa valutare l’applicazione di questa attenuante caso per caso". Il giorno dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ha portato, il 27 luglio scorso, alla condanna del diciassettenne assassino di Chiara, gli onorevoli di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami ed Edmondo Cirielli sposano la posizione di papà Vincenzo Gualzetti. Che, sin da subito, pur nella consapevolezza di aver ottenuto il massimo della giustizia possibile in Italia per sua figlia, ossia una condanna per il killer a 16 anni e 4 mesi, aveva annunciato la volontà di battersi, assieme all’associazione fondata in memoria di Chiara, per cambiare le cose: "Capisco sia una sentenza esemplare, il massimo previsto dall’ordinamento italiano, ma da genitore avrei sperato in qualcosa di più – aveva detto –. Abbiamo il sogno di batterci per cambiare le cose, dal punto di vista legislativo, perché altri genitori non si debbano trovare nella nostra stessa situazione".

Verso questo sogno, i deputati di Fd’I hanno allungato una mano: "Il tragico omicidio di Chiara Gualzetti – spiegano Bignami e Cirielli – pone una questione di giustezza del diritto. La sentenza, come argomentato dai familiari e dai loro legali, ha affrontato in maniera completa, esaustiva, attenta tutti gli elementi, pervenendo ad una pronuncia di condanna che comunque consentirà all’omicida di uscire dal carcere tra 16 anni in ragione di un automatismo applicabile al minore colpevole, un’attenuante in ragione del suo essere appunto minorenne". Un automatismo che, per i deputati, andrebbe eliminato, a fronte della pericolosità sociale di chi, seppure minorenne, ha commesso il crimine, con il giudice incaricato di valutare, caso per caso, l’applicazione dell’attenuante. "Se la pena è strumentale anche a una funzione rieducativa – dicono gli esponenti di Fd’I – è del tutto evidente che tale funzione, quando esercitata su fatti così efferati, debba essere calibrata in ragione della effettiva pericolosità sociale del criminale. Solo il giudice e il suo ufficio tecnico dispongono degli strumenti utili per valutare questi elementi e a loro la legge deve affidare il compito di farne discendere le congrue condanne senza automatismi. Nessuno potrà restituire Chiara alla sua famiglia, ma quanto accaduto deve divenire elemento imprescindibile per la risposta dello Stato a ciò che potrebbe accadere ancora ad altri".

Nicoletta Tempera

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