Moda e lavoratori sfruttati. I manager: "Non sapevamo"

I responsabili di produzione di Imperial hanno risposto a tutte le domande del gip. I legali delle imprenditrici cinesi, rimaste in silenzio, ne hanno chiesto la scarcerazione.

Moda e lavoratori sfruttati. I manager: "Non sapevamo"

Moda e lavoratori sfruttati. I manager: "Non sapevamo"

"Abbiamo risposto a tutte le domande del giudice. Siamo fiduciosi, perché siamo certi di poter documentare e dimostrare la nostra estraneità alle accuse di sfruttamento del lavoro che ci vengono mosse". I due manager di Imperial, difesi dagli avvocati Gabriele Bordoni e Gino Bottiglioni, ieri mattina sono stati ascoltati dal gip Domenico Truppa, a cui hanno esposto la loro posizione: all’oscuro di quanto accadeva nei capannoni dove venivano confezionati gli abiti, "con dettagli che il mio assistito ha scoperto leggendo l’ordinanza", ha spiegato Bordoni. Che ha già chiesto la revoca della misura dell’interdizione e presenterà istanza al Riesame per il dissequestro dei beni. "Il mio assistito è in una situazione terribile – spiega il legale –: interdetto dal lavoro, con i sacrifici di trent’anni di lavoro sequestrati. Come ha spiegato, la sua è sempre stata un’esistenza impeccabile, è incensurato ed estremamente attento ai dettagli". Anche l’avvocato Bottiglioni ha chiesto la revoca per il suo cliente, "che non ha imposto alcun prezzo alle ditte: quelli che faceva Imperial erano prezzi di mercato e non aveva idea di come venissero trattati i lavoratori. Tra l’altro, le commesse della società in un anno ammontano a circa 350mila euro. Ben poca cosa, a fronte della mole di mercato del brand".

Sempre ieri, ma alla Dozza, anche gli imprenditori cinesi arrestati sono comparsi di fronte al giudice per l’interrogatorio di garanzia. E si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Per la principale indagata, Yi Chen, detta ‘Sabrina’, l’avvocato Bruno Salernitano ha chiesto i domiciliari: "Si tratta di una giovane mamma sola – spiega il legale –: l’esigenza cautelare dettata dal pericolo di reiterazione del reato, una volta che ogni bene, compresi gli opifici, le è stato sequestrato, riteniamo non sussista più. La mia assistita vuole essere collaborativa e sono fiducioso di riuscire a ridimensionare il suo ruolo in questa vicenda". Anche per l’altra indagata l’avvocato Marco Caroppo ha fatto istanza di scarcerazione: "Ieri abbiamo scelto di non parlare, ma ci riserviamo di farlo appena avremo avuto modo di visionare tutto il materiale agli atti. Una vicenda complessa in cui non ha avuto ruoli opertivi".

Fuori dalle aule di giustizia, l’inchiesta della Finanza è stata portata in consiglio comunale da Detjon Begaj di Coalizione civica: "Si sta scoperchiando – ha detto – un sistema che ci fa interrogare su qual è veramente l’eccellenza del made in Italy e su cosa si basi - e sulla pelle di chi. Non può non destare preoccupazione che, come emerso, anche marchi importantissimi facciano i miliardi sulla pelle di queste persone. Auspico che il Comune si costituisca parte civile nel processo che si farà, per dare un segnale forte".

Nicoletta Tempera