Molestie, condannato autista di ambulanze

Due anni e sette mesi in appello all’uomo, 62 anni: nel 2019 palpeggiò una giovane che svolgeva il servizio civile

Ambulanza (immagine generica)

Ambulanza (immagine generica)

La Corte d’Appello ha confermato ieri la condanna per un autista di ambulanze dipendente dell’Ausl Romagna nonché amministratore all’epoca dei fatti della Pubblica Assistenza della Città di Lugo – il 62enne Gabriele Mauro, originario di Adria ma residente a San Lazzaro – per molestie sessuali nei confronti di una giovane che stava svolgendo il servizio civile. La condanna è stata di poco ridotta, dai tre anni di reclusione decisi dai giudici di Ravenna nel novembre scorso ai 2 anni e 7 mesi in appello.

La vicenda risale al 17 giugno del 2019: quel giorno – secondo le accuse – l’uomo, difeso dagli avvocati Riccarda Argelli e Lorenzo Valgimigli, avrebbe palpeggiato la giovane, difesa dagli avvocati Giovanni Scudellari e Antonio Primiani, per poi rincorrerla quando lei si era dileguata, cercando infine di afferrarla per un fianco nel tentativo di tirarla a sé. Uno scenario per il quale è stato chiamato a rispondere di violenza sessuale aggravata dall’abuso di potere (alla luce della sua funzione di amministratore) ma da ultimo inquadrata dal pm sotto il profilo del cosiddetto terzo comma (quello cioè delineato per fatti di minore gravità).

Le verifiche della polizia erano scattate sulla base della denuncia che la giovane aveva deciso

di presentare dopo essersi confidata con la madre. Il gip Andrea Galanti, su richiesta della procura, aveva poi emesso una misura cautelare per l’indagato: il divieto di avvicinarsi alla giovane. Tutto era accaduto a cavallo del mezzogiorno quando l’uomo, con una scusa, si era avvicinato alla ragazza per poi molestarla. Il diretto interessato ha però sempre negato.

Da ricordare che la Pubblica Assistenza di Lugo ha rigettato la domanda di svolgere volontariato della giovane che ha denunciato il 62enne, con questa laconica motivazione: "Al momento non può essere accolta in quanto è ancora aperta la vertenza che la vede coinvolta in veste di denunciatore". Vale a dire, aspettiamo prima i tre gradi di giudizio. L’avvocato Scudellari torna a ribadire che "ci sarebbe solo da vergognarsi" e che purtroppo molte donne che temono ripercussioni dopo aver denunciato molestie o violenze non hanno poi tutti i torti.

m. m.

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