Monterenzio sotto esame con uno studio pilota

L’università di Modena e Reggio lo porterà avanti per un anno "Nel Comune pochi contagi. Cerchiamo di capire le conseguenze del virus"

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Parte da Monterenzio, unico comune scelto nel bolognese, un importante progetto di ‘telemedicina’, a tema Coronavirus, ideato dall’UniMoRe (Università di Modena e Reggio Emilia). Sono tre i punti cardine attorno a cui ruota questa innovativa operazione di ricerca pratico-scientifica.

Innanzitutto si vuole comprendere e analizzare come si sviluppa il Covid 19 in particolare in casi sospetti o in isolamento nelle proprie case. In secondo luogo lo studio vuole cercare di capire come la qualità di un ambiente e il suo clima influiscano sullo sviluppo e la propagazione di questo virus e, infine, si vuole capire come reagiscono le persone guarite dopo un lungo periodo dal contagio del Coronavirus. Questo esperimento di ‘telemedicina’ è seguito dalla professoressa dell’UniMoRe Dilia Giuggioli.

Tra i vari Comuni scelti ha incluso Monterenzio proprio perché il numero dei contagi – appena 21 a ieri sera – non si è mai alzato eccessivamente nonostante il forte pendolarismo dei cittadini e la vicinanza con Comuni dove il Covid 19 ha avuto effetti più devastanti. E anche il numero dei deceduti è stato contenuto (3). "Mi sono appena arrivati i kit necessari per l’esperimento che verranno consegnati ai nominativi selezionati per partecipare al progetto – sottolinea con orgoglio Ivan Mantovani, sindaco di Monterenzio – ognuno disporrà di un termometro, un saturimetro, una mascherina, un gel e un modulo e, nella prima fase, i ‘pazienti’ verranno contattati ogni giorno dai ricercatori e dagli universitari del progetto per vagliare gli sviluppi". Lo studio durerà un anno ed è, infatti, mirato a capire quali possano essere gli strascichi di questo virus, ancora troppo poco conosciuto, quali le complicanze, quali gli organi che vengono indeboliti oltre all’apparato respiratorio e che correlazione può avere il virus con le malattie reumatologiche.

"Sono fiero che il Comune sia stato scelto, tra i tanti, per questo esperimento che penso aiuterà la scienza e la popolazione – prosegue il primo cittadino –. Bisogna capire bene quali sono le dinamiche che portano allo scoppio di focolai di questo virus, se e quali siano le correlazioni con l’ambiente in cui si vive e con la mobilità della comunità". Le parole di Mantovani vengono sottolineate e, anzi, specificate dalla stessa Giuggioli: "Sono una reumatologa. Studio queste malattie da anni e ho notato molte correlazioni tra i sintomi del virus e i sintomi dati da patologie reumatiche. Vogliamo andare più a fondo, capire il Covid 19, ma soprattutto capire cosa succede dopo che lo si ha avuto. Seguiremo questi pazienti per dodici mesi grazie anche all’importante collaborazione del team di Monterenzio, ‘capitanato’ da Amedeo Ponissa, medico di medicina generale del comune. Ho sentito i pazienti del progetto felici, riconoscenti e contenti di non essere soli".

Zoe Pederzini

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