Morta dopo il ritocco al seno, la trans indagata: "Non sono fuggita, ho detto di chiamare il 118"

Pamela Andress, stilista e organizzatrice di eventi, è accusata di omissione di soccorso, esercizio abusivo e morte come conseguenza di altro reato

Pamela Andress

Pamela Andress

Bologna, 23 aprile 2022 - "Mi chiamo Pamela Andress e questo evento ha fatto cadere quel muro di pregiudizio del mondo Lgbtqi...". Cinquant’anni di Salvador de Bahia, di professione stilista e organizzatrice di eventi, così si presenta sui social. Ma come ’hobbie’ i ritocchi estetici fai da te a casa di chi ne fa richiesta. Come è successo giovedì a Samantha Migliore, 35 anni di Maranello, morta poco dopo le iniezioni dell’amica trans la quale ora si trova indagata per morte come conseguenza di altro reato, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione di estetista. Per 24 ore da quei fatti è risultata latitante per poi chiamare il suo avvocato, Francesco Andriulli, e farsi accompagnare dai carabinieri a Cento per costituirsi. E per ribadire la sua verità, partendo da un punto fermo: quello di non essere fuggita.

INTERROGATORIO

Napoletana d’adozione (di Giugliano), con qualche puntata a Bologna dove, secondo quanto raccontano, avrebbe avuto un punto d’appoggio e un ex compagno, conosceva Samantha da diverso tempo. In questi giorni si trovava a Cento, dove vive il suo fidanzato, e giovedì doveva spostarsi a Milano per organizzare l’evento ’Miss universo queen T’. "A Cento – spiega il legale – doveva parlare con uno degli sponsor della kermesse". Giovedì dopo l’ora di pranzo era a Maranello, a casa di Samantha e del marito come spiega proprio quest’ultimo: "Alle 13 sono entrato in casa, – ricorda Antonio Bevilacqua con il quale era sposata da un mese – ho preparato da mangiare per i bambini. Qualche minuto dopo è salita mia moglie con questa signora. Mentre cucinavo sono entrato tre quattro volte in camera dove si erano sistemati. Mi hanno fatto impressione le grosse siringhe che vedevo. Davvero tante. Tutte infilate sotto il seno, parte del quale era parecchio gonfio. La signora, doveva avere non più di 50 anni, mi ha chiesto di tagliare a metà una bottiglia di plastica perché doveva metterci dentro del silicone. Dopo un po’ ho sentito mia moglie urlare: ’Amore, non sto bene’". E la falsa estetista? "Ha detto solo una cosa: ‘Devo fare una chiamata’. Mi ha lasciato Samantha tra le braccia… morta. Poi non l’ho vista più".

Una versione rigettata da Pamela che già alcuni anni fa avrebbe praticato alla 35enne un trattamento simile a quello fatto tre giorni fa. "Quando si è sentita male – ha raccontato l’indagata ai carabinieri – ho avuto paura ma prima di andarmene ho aspettato i soccorsi. Non sono un medico e non sapevo come aiutare Samantha. Solo il giorno dopo ho scoperto da internet che era deceduta e mi sono costituita". Dice di più il suo legale: "Ha raccontato tutto, ha ribadito di essersene andata solo dopo che era stata chiamata l’ambulanza. Ed è stata proprio lei a dire al marito di chiamarla. È distrutta da quanto accaduto, non si dà pace".

AUTOPSIA

Secondo quanto è emerso, Pamela sarebbe arrivata nell’abitazione di Maranello già con tutto l’armamentario: due siringhe e le fiale di silicone per il ritocco al seno di Samantha. "Non sappiamo di cosa sia morta la ragazza – continua Andriulli –, aspettiamo l’autopsia". Il conferimento dell’incarico al consulente della Procura di Modena avverrà martedì, a seguire l’esame ’verità’ che darà le risposte tanto attese sulle cause del decesso. "Avevano parlato di soldi – aggiunge il legale – ma non erano state pattuite cifre e comunque non aveva ricevuto denaro. Il trattamento alla fine è stato fatto in amicizia. Non è tornata in Campania, dove vive, ma si trova ancora a casa del compagno". Secondo il marito della vittima, la cifra stabilita era di 1.200 euro per due ore di trattamento. Altro aspetto sul tavolo degli inquirenti.

LA TESTIMONE

Di Pamela parla Miriam Morden, transgender di origine libica: "Il suo nome ‘nell’ambiente’ era conosciuto da anni. Tutti sapevano che andava a casa a fare le punture. Era stata una mia cara amica a propormi di fissare con lei un appuntamento per gonfiare il seno. Mi aveva detto: viene in casa, ti fa un litro di silicone diviso tra i due seni e così risparmi. Io però ho cambiato idea e mi sono operata ed è stato un bene".

 

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