
Si è schiantato con un piper che aveva appena comprato di seconda mano. Il ricordo del compagno di pattuglia a Borgo Panigale. Cordoglio di Giorgia Meloni.
"Un ragazzo dalle grandi risorse. Non si è mai risparmiato. Si è sempre dato da fare". Pierluigi Pinto, ex dirigente del commissariato Santa Viola, piange il suo collega Riccardo Muci. Il poliziotto eroe di Borgo Panigale aveva 38 anni e fu uno dei primi agenti a intervenire, salvando decine e decine di persone, nella tragedia del 6 agosto del 2018 a Bologna, quando un’autocisterna esplose in A14 provocando un morto, oltre 100 feriti e ingenti danni su tutta la zona. Una pagina nera nella città di Bologna. Pinto lo conosceva bene come agente e ci aveva condiviso quei tristi momenti dato che Muci lavorava nel commissariato di Santa Viola: "Capì subito la serietà del pericolo, mettendo in sicurezza tutte le persone vicine". Un gesto eroico dove rischiò la vita. Venne infatti ricoverato per circa 20 giorni all’ospedale Bufalini di Cesena per le gravi ustioni al corpo.
Ma il destino questa volta, sette anni dopo, non è stato dalla sua parte. Muci, ora sovrintendente all’Interpol dopo anni di lavoro alla Digos di Roma, è morto mercoledì carbonizzato, precipitando con un ultraleggero sul quale viaggiava nell’entroterra di Genova. Sul Piper, partito dal Torinese e appena comprato usato, era in compagnia di un amico, Giuseppe Gabbi, 64enne e istruttore di volo. Una tragica fine per un "bravo cittadino, un bravo poliziotto e un bravo papà", prosegue Pinto, oggi dirigente del commissariato Due Torri a Bologna, tra le lacrime. Muci infatti lascia anche la moglie e una figlia di soli due anni. Per l’incidente è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Il 6 agosto del 2018 l’allora 31enne Muci era di turno con Luca Mezzogori, oggi assistente della Polizia a Fermo, nelle Marche. Era la loro prima volta di pattuglia insieme. E anche lui lo ricorda con dolore: "Un dispiacere enorme. Quando l’ho saputo non volevo crederci. Un destino inspiegabile. Era un ragazzo giovane". Poi, un tuffo al giorno dell’apocalisse di fuoco, tra fiamme e fumo, mettendo in salvo cittadini, automobilisti e curiosi che si trovavano sotto al cavalcavia dove poi ci fu l’esplosione, intorno alle 14. "Quel giorno facevamo il turno dalle 13 alle 19. Vedemmo un’alta fumata nera e ci avvicinammo senza che la sala operativa dicesse nulla. Riccardo capì subito che c’era un problema sopra al ponte e diede la comunicazione via radio. Poi gridò alla gente di allontanarsi. Ha sempre avuto i riflessi prontissimi, è sempre stato molto sveglio e arrivava prima degli altri. Se c’era bisogno di insegnare qualcosa ai meno esperti lui c’era sempre". La maglia che indossava Muci si sciolse, travolta dalle fiamme. Intervenirono poi anche i colleghi della Polizia Stradale e dei carabinieri. Portato al Maggiore, e poi al Bufalini di Cesena, passò a salutarlo e a complimentarsi anche l’allora premier Giuseppe Conte. Al poliziotto, nato a Copertino in provincia di Lecce, nel dicembre del 2018 venne poi conferito il riconoscimento di Cavaliere al Merito da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella "per il coraggio e l’altruismo con cui, senza esitazione, si è adoperato per prestare soccorso". E lui disse: "Sono Riccardo. Un poliziotto. Cerco di far bene il mio lavoro". Parole semplici ma piene di significato. La premier Giorgia Meloni, in questo difficile momento, ha detto: "Sono addolorata. Un uomo coraggioso, un servitore dello Stato. Ci lascia troppo presto. Grazie per il tuo eroismo". Al dolore si è stretto anche il questore di Bologna Antonio Sbordone: "Generoso, sempre pronto e altruista. Ha lasciato un ricordo molto importante a Bologna".