Addio arcivescovo Biffi, don Nicolini: “Con lui un rapporto conflittuale sostenuto da una stima profonda"

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Giacomo Biffi

Giacomo Biffi

Bologna, 12 luglio 2015 - «Il primo incontro? – sorride don Giovanni Nicolini al ricordo del cardinal Biffi –. Parlammo pochi minuti e subito mi inquadrò come un figlio di Dossetti... Capirà che da allora non fu una convivenza facile». Don Nicolini, Biffi però la chiamò spesso a collaborare con lui e per ruoli importanti e delicati. «È vero, e ne sono stato onorato. L’ho molto rispettato, come un sacerdote deve fare nei confronti del suo vescovo. E da lui mi sono sentito molto accolto. Nel nostro rapporto complicato e conflittuale c’era una profonda stima reciproca». Ebbe posizioni molto forti. «Quella di alcune prese di posizione culturali e politiche per me è la personalità di Biffi meno interessante. E, posso dirlo? Credo sia anche l’immagine del cardinale più superficiale». Qual è quella profonda, allora? «Era una persona di spirito ma anche molto intelligente e colta. Cosicché era impossibile, con lui, fermarsi a una discussione superficiale, a una frase. Si cominciava a parlare e si finiva necessariamente per arrivare al cuore dei problemi. Per quello dispiace che siano rimasti solo i suoi slogan». Vi vedevate spesso? «Veniva spesso a trovarci, e molto spesso è stato nostro ospite. Un ottimo ospite: uomo di fede rigorosa e di acume e intelligenza fuori dal comune. Discutevamo a lungo, animatamente. Era una comunione quotidiana nella diversità. Le assicuro che non è facile. Eppure con lui si riusciva benissimo». Cosa resta di lui, alla Chiesa bolognese? «Occorre fare una premessa». Prego. «Il cardinal Biffi ha rappresentato l’apice di un percorso di normalizzazione che era stato disegnato dal Concilio per la Chiesa di Bologna. Era stato scelto per questo ma io credo che Biffi a un certo punto si fosse convinto che la Chiesa bolognese non avesse colto fino in fondo il suo pensiero e la sua linea spirituale. Questo lo addolorava». Una delusione personale? «Direi più che altro legata alla sensazione di non aver saputo realizzare fino in fondo il compito che gli era stato assegnato. Era molto rigoroso anche in questo»

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