Bologna, muore di legionella dopo il trapianto

Vittima un uomo di 59 anni operato ai reni lo scorso 7 settembre. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo

La terapia intensiva del policlinico Sant’Orsola (FotoSchicchi)

La terapia intensiva del policlinico Sant’Orsola (FotoSchicchi)

Bologna, 5 ottobre 2017 – Al Sant’Orsola un paziente è morto a causa della legionella dopo il trapianto dei reni. L’uomo, Vanes Casalini, di 59 anni, manager della Montenegro, era stato operato lo scorso 7 settembre: a poco più di due settimane dall’intervento, ha avuto un peggioramento della funzione renale e respiratoria, tanto che il 23 dalla terapia intensiva di Nefrologia è stato riportato nella terapia intensiva trapianti per l’assistenza ventilatoria. Purtroppo, però, le cure non hanno avuto effetto e domenica scorsa l’uomo è deceduto. È stato lo stesso Policlinico a segnalare il decesso alla Procura perché venissero effettuati tutti gli accertamenti necessari. Come atto dovuto, quindi, è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo e i pm hanno mandato i Nas al Sant’Orsola per acquisire tutta la documentazione medica. Nei prossimi giorni sulla salma, custodita all’obitorio, verrà effettuata l’autopsia.

Le indagini dovranno appurare dove e come il paziente ha contratto l’infezione. «Le indagini radiologiche eseguite risultavano compatibili con il sospetto diagnostico di polmonite bilaterale – spiega il Policlinico –, mentre gli accertamenti microbiologici erano positivi per la ricerca di Legionella pneumoniae». A quel punto sono scattate le terapie antibiotiche per cercare di salvare l’uomo – inserito nella lista d’attesa di trapianto da marzo 2016 –, ma gli sforzi dei sanitari non hanno dato il risultato sperato. Il periodo che segue i trapianti di organi è molto delicato, perché in genere i pazienti si trovano in una condizione di debolezza del sistema immunitario e quindi a rischio di infezioni.

Ma che cosa è accaduto? Al momento sono in corso i controlli. Il Sant’Orsola ha inviato la notifica di malattia infettiva diffusiva al servizio di igiene pubblica dell’Ausl, mentre il servizio di Igiene ospedaliera e prevenzione ha dato il via agli approfondimenti, ancora in corso. Insomma, bisognerà capire se la trasmissione del batterio sia precedente al ricovero o sia avvenuta durante la degenza. Nel Policlinico è attivo un programma di sorveglianza e controllo del rischio legionella: le reti di distribuzione dell’acqua calda sanitaria sono dotate di un sistema di disinfezione a base di biossido di cloro, il cui livello viene controllato quotidianamente da una ditta esterna incaricata. Inoltre, nel padiglione 15, in cui è collocata la terapia intensiva di Nefrologia, e nel padiglione 5, in cui si trova la terapia intensiva trapianti, sono attivi due sistemi autonomi di disinfezione dell’acqua calda sanitaria con produzione e dosaggio automatico di biossido di cloro.

«L’ultimo campionamento microbiologico è stato effettuato – precisa il Policlinico –, come previsto dal documento di valutazione dei rischi, il 17-18 luglio 2017 alla terapia intensiva Nefrologia e il 12 settembre 2017 alla terapia intensiva trapianti, risultando in entrambi i casi conformi. E i lavandini delle stanze di degenza della terapia intensiva Nefrologia e della terapia intensiva Trapianti, dove è stato ricoverato il paziente, sono inoltre dotati di filtri antibatterici». La direzione del Sant’Orsola ha incontrato i familiari del paziente «esprimendo loro le condoglianze dell’ospedale e garantendo la massima disponibilità per contribuire a ricostruire, per quanto di propria competenza, le cause di quanto accaduto».

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