REDAZIONE BOLOGNA

Morto Luigi Lepri, custode del dialetto bolognese. “Arrivederci, Gigén”

Morto a 87 anni dopo una lunga malattia l’autore di numerosi libri e di un dizionario. Il ricordo dell’amico Fausto Carpani

Luigi Lepri se ne è andato a 87 anni

Luigi Lepri se ne è andato a 87 anni

Bologna, 18 maggio 2025 – Bologna ha perso uno dei suoi figli più autentici. Luigi Lepri, autore dialettale, segretario personale dei sindaci Zangheri e Imbeni, se ne è andato ieri mattina a 87 anni.

“Conservo ancora sulla mia scrivania il ’Piccolo principe’ in dialetto bolognese che lui mi regalò - ricorda il sindaco Matteo Lepore -. Voglio ricordarlo con le parole che pronunciai nel 2019 quando il Comune gli conferì il Nettuno d’Oro: profondamente innamorato della sua città, con talento multiforme di autore, giornalista, linguista e animatore della miglior tradizione, è impegnato da anni in un imponente lavoro di conservazione e divulgazione del dialetto bolognese. Ci ricorda costantemente che il nostro idioma non deve sparire”.

Per lui, pubblichiamo il ricordo dell’amico di sempre Fausto Carpani. “Sulle locandine delle serate dialettali che nel corso di un quasi quarantennio abbiamo fatto insieme, lui figurava come Gigén Lîvra, ma nella vita era Luigi Lepri, profondo cultore della lingua bolognese, con al suo attivo decine di libri sull’argomento e un dizionario, redatto a quattro mani con Daniele Vitali. Inoltre tenne per lungo tempo una rubrica di carattere dialettale sul Carlino prima e su Repubblica poi e dalle frequenze di Radio Sanluchino, un programma settimanale dal titolo ’La butaiga dal dialàtt’. Per la sua attività divulgativa del dialetto, è stato insignito del Nettuno d’Oro, al pari dei suoi grandi amici Quinto Ferrari e il sottoscritto. Se n’è andato domenica mattina, dopo una lunga malattia che lo ha tenuto relegato in casa per anni. Con lui se ne va uno degli ultimi rappresentanti di quella cultura petroniana, dotta e popolare di un tempo, che ha nobilitato la nostra grassa parlata. Con me e con altri ’ostinati’ del bolognese, abbiamo fatto centinaia di serate, io cantando e lui recitando poesie e zirudelle di cui era spesso l’autore. Ma il bello era quando, spente le luci del palco, ci si ritrovava a cena ed era quello il momento in cui venivano fuori prepotentemente i ricordi. Sedere a tavola con lui, fine gastronomo, diventava anche un’esperienza appagante: pur se inappetente, eri quasi costretto ad assaggiare le prelibatezze che Gigén andava magnificando. Due giorni separano la dipartita di Gigén da quella di Francesca Ciampi, splendida rappresentante della nostra cultura, moglie di Cesare Malservisi, maestro elementare e autore di ispirate canzoni. Oggi Bologna è un po’ più povera. Arvàddres, Gigén”.