Bologna, multe non pagate. Boom di pignoramenti

Il bilancio di Palazzo d’Accursio: così rientra un credito su quattro

La polizia municipale (foto Ravaglia)

La polizia municipale (foto Ravaglia)

Bologna, 14 febbraio 2019 - Dal 2012 il Comune si occupa direttamente di qualsiasi tipo di entrata gli spetti, non più tramite Equitalia, ma con atti esecutivi di riscossione coattiva. Le ingiunzioni di pagamento infatti possono sfociare, dopo sessanta giorni di morosità, in un atto di pignoramento. Il pignoramento a terzi può concretizzarsi in cinque metodi differenti; due però sono di gran lunga quelli più utilizzati, cioè il pignoramento del conto in banca, oppure il pagamento da parte del datore di lavoro che potrà poi rivalersi sullo stipendio del dipendente debitore. Il Comune può promuovere anche azioni cautelari, come per esempio il fermo dell’automobile. L’obiettivo – emerge da Palazzo d’Accursio – è riscuotere il 40 per cento del debito, dato che tra fallimenti, defunti, nullatenenti o altre questioni quasi il 60 per cento non è incassabile.

I numeri parlano chiaro. Nel 2012, primo anno di riscossione diretta da parte del Comune, su un debito emesso di 20 milioni di euro per 40mila atti, soltanto sette milioni sono stati incassati. Di questi, uno (6mila atti) grazie ai pignoramenti. Poi una progressione continua: nel 2013 gli atti sono circa 33mila e i pignoramenti 7mila, nel 2014 il rapporto è 54mila a 12 mila e nel 2015 ben 92mila atti e 20.710 pignoramenti.

Un dato che si impenna nel 2017: gli atti ora sono oltre 105mila e il credito del Comune supera i 62 milioni, e 5 su 16 incassati vengono dai pignoramenti.

Cifre simili l’anno scorso: 95mila atti, quasi 61 milioni da riscuotere, poco più di otto rientrati, di cui 212mila euro con riscossione coattiva (quasi 5mila atti). Il dato non tiene conto però delle pratiche ancora in corso, con le ingiunzioni che scattano a 60 giorni e il pignoramento a volte anche diversi anni dopo. Il bilancio di questi primi sei anni è di un debito totale al Comune, sulle ingiunzioni emesse, pari a 271 milioni, di cui poco più 71 milioni e 500mila incassati. Da notare che il debito emesso, cioè quello corrispondente a tutti gli atti presentati, è di 290 milioni e 500mila euro; ma una buona fetta (19 milioni) sono stati ‘sgravati’ a seguito di ricorsi dei debitori, che hanno dimostrato come quei soldi non fossero dovuti, per lo più perché la spesa era già stata sostenuta.

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