Muzzarelli: "Troppo sfarzo era fuorilegge"

La docente dell’Alma Mater ha raccolto in ‘Le regole del lusso’ gli statuti che disciplinarono dal Medioevo l’esibizione della ricchezza

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"A porte chiuse" è una definizione che da oltre quaranta giorni a questa parte, abbiamo sentito pronunciare tante volte, per i vari ambiti di un mondo che ha a che fare con una scena e un pubblico che guarda e ascolta. Ed è così che oggi alle 18,30, si terrà la presentazione del libro edito dal Mulino, Le regole del lusso. Apparenza e vita quotidiana dal Medioevo all’Età moderna di Maria Giuseppina Muzzarelli, in diretta dal palco della libreria Coop Amabascitori, seguendo anche le domande che arriveranno dal pubblico a casa, sulla pagina Facebook @librerie.coopAmbasciatori che trasmette in streaming. Muzzarelli, che insegna Storia medievale, Storia delle città e Storia e patrimonio culturale della moda all’Università di Bologna, sarà intervistata dall’assessore al bilancio Davide Conte e scopriremo l’esistenza, tra il 1250 e la fine del Settecento, di una "Polizia del Lusso".

Quindi nella nostra storia è esistita anche una legge sul lusso?

"Sì, ed è trattata da me, dal punto di vista storico, mettendo al centro l’insieme delle norme che per più di cinque secoli, dalla metà del Duecento alla fine del Settecento, le città non solo italiane, tra cui Bologna, ma anche europee, hanno pensato di darsi. Ho trovato il fenomeno significativo, per la sua estensione cronologica e geografica, non certo da liquidare come folcloristico".

Cosa ci fa conoscere?

"C’erano tante informazioni sui tessuti, sulle fogge, sui gioielli, addirittura sulle posizioni consentite al gioiello... gioiello da capo, da spalla. Addirittura ho trovato indicato tra le norme, quando e per quanto tempo si poteva usare una collana di perle, quanta stoffa per una veste, la lunghezza permessa per uno strascico, a seconda della condizione sociale di appartenenza. Una risorsa splendida, non solo per conosere come la gente si vestiva, ma anche come i legislatori pensavano dovessero vestire le persone, secondo quale scansione sociale. Il denaro non bastava per mettersi tre fili di perle al collo, uno poteva essere ricco, ma se la legge indicava di portare perle solo per due anni, così doveva essere. In questo lavoro mi interessava anche capire quale fosse la finalità dei legislatori, per un paragone con il nostro tempo".

In effetti lei dialogherà con l’assessore al Bilancio della nostra città...

"Tratteremo anche di finanze e tasse. Tutti dovevano essere riconoscibili secondo la legge, vestendosi in una certa maniera, seguendo ordine e gerarchia e poi c’era regolarmente la soluzione costituita dalla multa, una forma di tassa sul lusso, un sistema che la città usava per ripianare il bilancio perennemente in deficit. Un modello così si avvicina al tema della sosteniblità, perchè parte della soluzione del problema, come sollevato dal premio Nobel per l’economia del 2018, William Nordhaus, sta nel far pagare molto, coloro che inquinano. Non solo leggi per governare, ma anche per far sì che, chi va contro la legge, contribuisca al mantenimento del sistema che non rispetta".

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