"Nei Covid hotel anche l’aiuto psicologico"

L’Ausl apre la seconda struttura. Il coordinatore Oliva: "I pazienti devono rimanere chiusi nelle camere e rispettare le regole è pesante"

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di Donatella Barbetta

L’Ausl attiva il secondo Covid hotel: siamo alla Bolognina, dove 70 camere sono pronte ad accogliere i pazienti dimessi dagli ospedali o in arrivo dai Pronto soccorso.

Nel Best Western City Hotel di via Magenta, che ospita da ieri 28 pazienti, sono già al lavoro cinque infermieri e due operatori socio-sanitari coordinati da Antonina Zito e dal responsabile assistenziale Domenico Oliva.

"Abbiamo già trasferito 25 malati – spiega Oliva – dall’Hotel Living al confine con Villanova di Castenaso, dove vengono lasciate le persone pauci-sintomatiche o con sintomi leggeri che si potrebbero facilmente gestire a domicilio se ci fossero le condizioni adeguate per l’isolamento. Tra di loro, attualmente sono rimasti in cento, ci sono anche i positivi asintomatici o i contatti che hanno necessità di fare la quarantena. Qui, invece, al City Hotel, seguiremo chi viene dimesso dalle strutture ospedaliere, dai Pronto soccorso o inviato dalla Sanità pubblica o dai medici di famiglia. Insomma, lavoriamo negli alberghi per alleggerire la pressione sugli ospedali. Abbiamo già 70 camere in convenzione, anche se l’albergo ne ha 86". Vediamo come si svolge l’attività. "Dalle 8 alle 20 sono presenti gli infermieri che passano nelle camere per i controlli: temperatura, saturazione dell’ossigeno nel sangue, frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Se c’è qualcosa che non va, i miei colleghi chiamano il medico. Altrimenti si attende il passaggio delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, che generalmente avviene al pomeriggio. Se di notte c’è un’emergenza, il personale dell’albergo allerta il 118".

Oliva, responsabile assistenziale della Psichiatra dell’Ausl, dalla scorsa primavera lavora anche nei Covid hotel. "Che cosa mi colpisce? Le regole sono precise: bisogna stare chiusi nelle camere – risponde – e dopo qualche giorno questo diventa pesante per tutti. Molti pazienti fanno le videochiamate con i familiari. Ma a volte non basta. Me ne accorgo perché c’è una continua ricerca degli infermieri, anche per chiedere semplicemente se è arrivato il referto del tampone, mentre è solo il bisogno di parlare un po’".

Allora, quando si osservano dei cedimenti, c’è una soluzione. "Stiamo ripristinando il servizio di consulenza con gli psicologi. In questo periodo – precisa Oliva – abbiamo già segnalato cinque casi. Lo psicologo del territorio chiama al telefono il paziente e, quando è necessario, si passa a un confronto attraverso le videochiamate. Il servizio è proposto anche al Living e ne abbiamo fatto ricorso, per esempio, anche quando sono stati ospitati gli studenti Erasmus che non potevano rimanere nelle loro case per evitare rischi di contagio con altri ragazzi".

Gli alberghi funzionano come succursali degli ospedali. "I pasti sono preparati dalle cucine centralizzate del Maggiore – conclude il coordinatore infermieristico – mentre i cambi della biancheria, le pulizie e tutto il resto, vengono svolti dalla ditta che se ne occupa anche negli ospedali".

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