Nell’ex Burgo le alghe di Enoil Ma è scontro con i residenti

Il comitato non si fida: "La società risulta inattiva". La replica: "È un progetto. sostenuto da Banca Intesa"

Migration

Fuori la DH, dentro la Enoil Bioenergies. Addio ai fanghi di compostaggio, porte aperte alla coltivazione di microalghe. Queste le ultime novità, emerse mercoledì sera a conclusione delle cinque ore del Consiglio di Frazione a Lama di Reno di Marzabotto, dedicate al destino degli 86mila metri quadri di capannoni industriali della ex cartiera Burgo, dismessi 20 anni fa e in abbandono nel centro abitato. Seguito da più di cento cittadini su una piattaforma online, il Consiglio si è concentrato sull’interesse verso l’ex Burgo da parte della multinazionale svizzera Enoil Bioenergies, la cui affiliata italiana ha sede proprio a Marzabotto.

Una novità, pare, gradita all’Amministrazione comunale, ma che non convince gli abitanti di Lama di Reno che in questi giorni hanno cominciato ad appendere dappertutto decine di lenzuoli colorati sui quali hanno scritto il proprio desiderio sul destino dell’area ex Burgo.

"Il progetto della DH – ha raccontato Piero Lanciotti del comitato "No fanghi" – è stato bocciato perché voleva trattare rifiuti urbani, speciali e pericolosi, in una zona vincolata come fascia di pertinenza fluviale e nella quale si trovano sorgenti d’acqua".

Daniele Pulcini, consulente della Enoil, ha spiegato cosa potrebbe venire al posto della DH. "È un progetto di tipo agricolo – ha rivelato – incentrato sulle colture di alghe e con un impianto che non ha impatto ambientale, non inquina, recupera CO2 e sforna solo due furgoni di prodotto al mese. Il progetto è sostenuto anche da Banca Intesa".

I residenti di Lama di Reno, però, non si fidano. "Il capitale sociale di Enoil – è stata l’affermazione di Liliana Morotti, anche lei del comitato "No fanghi" – è quasi inesistente, la società risulta inattiva e fa parte di una complessa rete di società che assomigliano a delle scatole cinesi, dove gli amministratori sono sempre gli stessi". E Morris Battistini (centrodestra di Marzabotto) ha rincarato la dose. "Singolare – ha sostenuto – è che nel consiglio di amministrazione ci siano anche Romano Franchi, sindaco di Marzabotto sino al 2019, e Mauro Roda, presidente di società proprietarie degli immobili dell’ex Pci, Pds e ora Pd, oltre che delle case del popolo".

"Credo nel progetto Enoil – ha ribattuto Romano Franchi – sono sicuro che porterà ad una riqualificazione di Lama di Reno in tempi accettabili". Anche la Città Metropolitana è interessata all’area ex Burgo. "Tanto che – ha rivelato la sindaca Valentina Cuppi – ci ha finanziato la stesura di un masterplan che ripensi a tutta l’area. Idee che potrebbero entrare nel nuovo Pug (Piano urbanistico generale) a cui stiamo lavorando con altri comuni della montagna".

Nicodemo Mele

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro