Nella casa di Chiara: "Ogni giorno è peggio"

La mamma disperata, la cagnolina e le foto. La zia nella cameretta: "Mia sorella mi chiede che fare delle cose di mia nipote. Mi si spezza il cuore"

Migration

di Nicoletta Tempera

"Eh... Come va... Va che ogni giorno è peggiore del precedente". Giusi fa avanti e indietro in giardino. Parla con il fratello Alfonso e la sorella Grazia, richiama la cagnetta Chicca che tenta di uscire dal cancello per andare in cerca di qualcuno che non tornerà più. Giusi finge di mostrarsi serena. Ma dentro di lei si è rotto qualcosa. E l’inquietudine, trattenuta a voce, le fa tremare lo sguardo. Di Chiara, della sua bambina che non c’è più, non parla. Si fa scappare solo una frase. E trattiene a stento le lacrime. A Giusi non fanno leggere i giornali. Le hanno tolto anche i social. Non vogliono che sappia l’orrore, il suo cuore di mamma non reggerebbe. Così lei chiede, a chi si ferma davanti alla casa di via Abbazia: "Si sa qualcosa?".

Non sa Giusi, è meglio che non sappia. "Siamo preoccupati per lei. Non tanto per ora. Ma per quello che succederà quando si spegneranno le telecamere, quando lei e Vincenzo resteranno soli", racconta la sorella Grazia. Che l’altra notte ha dormito nella cameretta di Chiara, al piano superiore della casetta gialla, cielo terra. In mezzo a tutte le cose della ragazzina. Ai suoi vestiti, alle collanine, ai suoi disegni stile manga. "Giusi mi dice ‘che devo fare con queste cose di Chiara?’. Mi si spezza il cuore. Le dico di tenerle, di non buttarle, perché così Chiara sarà sempre lì con lei", dice la zia.

Nell’abitazione, comprata dai genitori proprio per Chiara, "per farla stare nel verde, nell’aria buona, perché potesse avere spazio per i suoi gatti e per la cagnolina", come raccontava ieri il papà, è un via vai continuo di parenti e amici. Anche il sindaco Daniele Ruscigno passa, all’ora di pranzo, per stringere ancora questa famiglia, a cui in questi giorni non ha mai fatto mancare la sua vicinanza.

I parenti dei genitori, arrivati da Napoli, sono un unico, grande, abbraccio. Vanno e vengono, controllano che nessuno infastidisca Giusi, che le dica quella parola di troppo che farebbe crollare il fragilissimo equilibrio che tiene ancora in piedi la povera mamma. È straziante.

Nella casa di via dell’Abbazia, a duecento metri da dove Chiara è stata barbaramente ammazzata da un coetaneo che si diceva suo amico e per cui lei provava qualcosa di più, c’è anche la nonna della bambina. Fa avanti e indietro nel cortile. Non sa che fare, non sa che dire. Dopotutto, non c’è niente che si possa dire per fermare l’avanzata del vuoto in Giusi.

Quando la mamma si allontana un attimo, gli zii si sfogano: "Questo è un assassino, altro che pazzo. Un assassino spietato. La storia dei demoni, delle voci... l’ha detta solo per guadagnarsi una perizia psichiatrica, magari qualche sconto di pena". Per tacere subito di nuovo, quando Giusi torna in giardino. Chicca la guarda, scodinzola. "Lei non capisce perché Chiara non torni a giocare – dice la zia –. Non lo capiamo neppure noi perché la nostra bambina non c’è più".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro