Cavina: "Vestiamo il Nettuno di rossoblù"

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Gianni Cavina (FotoSchicchi)

Gianni Cavina (FotoSchicchi)

Bologna, 27 marzo 2015  - "Bisogna trovare i soldi per restaurare il Nettuno? Io un’idea ce l’ho. Mettiamogli una maglia rossoblù con il numero dieci sulle spalle, i calzettoni bianchi e le scarpe da calcio. Spargiamo la voce che è il nuovo regista brasiliano o argentino della squadra di Lopez e il gioco è fatto. Tacopina e Saputo non potranno negarci i fondi". Se la ride Gianni Cavina, dal suo momentaneo esilio dorato romano ("per me Bologna è la moglie e Roma l’amante, voi chi preferite?"), quando gli si parla della necessità di un rapido intervento conservativo per la statua del Giambologna. Ma non troppo. "Attenzione, io, scherzando, auspico una cosa che potrebbe diventare realtà. Anziché spendere soldi per giocatori che si rivelano scarsi, i nuovi vertici del Bologna non potrebbero, seppur in parte, intervenire?".

Cavina, arriva per secondo. L’assessore Ronchi ha già incontrato Tacopina e ha battuto cassa per Comunale e Cineteca... "C’è spazio per tutti. E poi, diciamo la verità, gli americani non hanno monumenti da restaurare, non possiedono la nostra storia... Pensate che vetrina straordinaria sarebbe per questa dirigenza un’operazione simile".

Ma lei almeno, quando è a Bologna, va allo stadio? "Non seguo molto, non sono tifoso. Mi hanno rovinato le stagioni delle retrocessioni".

Cosa rappresenta per lei il Nettuno? "Un simbolo della città. Sono assolutamente convinto che serva un restauro, ma mi chiedo perché si sia aspettato tanto. Il guaio di questa città e di questo Paese è che si spende molto per ciò che serve poco e poco per quel che serve molto, e cioé la cultura. Bologna dorme finché non arriva qualcuno che la sveglia".

La città ora sembra un cantiere aperto, molti monumenti però sono impacchettati... "Speriamo che non ce li portino via".

C’è chi dice che non si è saputa sviluppare l’eredità di Bologna capitale della cultura del Duemila. "A me pare ci sia poca attenzione al Bello. È una sensazione che non riguarda solo i palazzi del potere, ma la vita comune. Si sono persi i fermenti di un tempo, la vita delle osterie...".

I turisti però sono aumentati. E questo pone anche un problema di tutela dei monumenti. "Io non mi scandalizzerei se attorno alla fontana del Nettuno si creasse un cordone di sicurezza. Magari basterebbe anche solo la presenza costante di un vigile per evitare guai".

Ha passato un lungo periodo a Roma per le riprese della terza serie di ‘La grande famiglia’, la cui prima puntata andrà in onda il 12 aprile su Raiuno. Che fa quando torna a casa? "Vado alla lap dance. No, scherzo, esco poco, non parlo con nessuno e me ne sto rinchiuso nella mia tana. Studio per il nuovo film".

Abita sempre dalle parti della stazione? Soffre sempre il cantiere dell’Alta Velocità?  "Una tragedia, non sappiamo come andrà a finire. Questa è l’unica città in Europa dove l’Alta Velocità transita nel cuore urbano. E poi questa stazione sotterranea fa paura".

Perché non ha partecipato alle visite guidate a casa Dalla? "Lavoravo ero in giro. Ma poi, che bisogno c’era di far pagare il biglietto d’entrata?".

Quando aveva visto Lucio l’ultima volta? "Venti giorni prima della sua morte, in treno. Mi ha strappato il giornale di mano, si è seduto sulle ginocchia e mi ha dato i bacini. Che personaggio.. Ecco, credo che Bologna debba avere vero rispetto verso un autentico genio della musica". 

Quando torna a Bologna andrà a vedere lo stato del Nettuno? "Amici mi hanno detto che l’acqua non zampilla e c’è aria di abbandono. Ci farò un giro".

di Claudio Cumani

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