No green pass Bologna: gruppi, siti e mappe. Il nostro test

Tutti gli espedienti per trovare in città le attività che non esigono la certificazione verde. Sotto falso profilo abbiamo chiesto varie prestazioni, la risposta: "Io non chiedo nulla"

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Bologna, 25 novembre 2021 - Una mappa interattiva, con un sistema di geolocalizzazione su cui appaiono varie attività che in città non chiedono il Green pass. E poi un sito (di rilevanza nazionale) dove imprenditori, ristoratori e piccoli proprietari iscrivono la propria azienda per metterla a disposizione di clienti sprovvisti del certificato verde e di qualsiasi altro documento sanitario. E ancora: un gruppo su Facebook e due su Telegram, in cui liberi professionisti offrono servizi nei propri studi (o a domicilio) esclusivamente per i non vaccinati e si organizzano per le manifestazioni. Noi del Resto del Carlino ci siamo infiltrati nella fitta ragnatela web dove il mondo dei No Green pass si fortifica giorno dopo giorno. E abbiamo potuto osservare come, segretamente, stiano mettendo in piedi un modello di ‘società’ alternativa a esclusivo appannaggio di chi del certificato verde non ne vuole sapere. Il nostro viaggio parte dal gruppo Facebook ‘Attività Bologna No Green pass’, una ‘comunità’ di 944 iscritti.

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Il gruppo Facebook per i lavoratori

Mandiamo la richiesta al gruppo con un profilo falso e in meno di 24 ore siamo iscritti. Una volta dentro, c’è un’unica regola da seguire: "Indicare le attività che non richiedono Green pass". Il gruppo segue una suddivisione per settori: locali serali, scuole parentali, servizi alberghieri, ristorazione, eventi\manifestazioni, settore artistico, benessere fisico. A ogni settore è dedicato un post in cui chi lavora in quell’ambito può, nei commenti, inserire nome, indirizzo e recapito della propria attività. E in tanti si fanno avanti: i clienti per chiedere informazioni e gli esercenti per cercare acquirenti.

L’esercito dei liberi professionisti

La sezione più ‘commentata’ è quella dedicata ai "luoghi del benessere fisico". La maggior parte dei servizi, qui, sono offerti da liberi professionisti. Ci sono una trentina di commenti con i quali massaggiatori, fisioterapisti, estetisti, insegnanti di yoga e di arti marziali, ’counseling’, pilates e altro, invitano i No Green pass a prendere appuntamento in studio o a domicilio. Contattiamo alcuni degli inserzionisti e chiediamo di confermarci che, una volta raggiunto il loro studio, non ci verrà chiesto il certificato verde. Le risposte sono tutte uguali: "Io non chiedo assolutamente nulla"; "non serve qui, nemmeno io ce l’ho"; "mai chiesto il Green pass a nessuno". Tra i commenti c’è persino un centro estetico che, oltre a non controllare la carta verde, esclude l’utilizzo di mascherine.

La mappa no green pass

Tra i post del gruppo ‘Attività Bologna No Green pass’ notiamo, poi, un link che rimanda a una mappa intitolata ‘ottobre 2021’. Cliccandoci sopra veniamo indirizzati a un sito Google sul quale appare una cartina dell’Italia. Sulla mappa spuntano tante piccole icone, ognuna con un simbolo specifico. Sono quelle attività che "disobbediscono alla Costituzione esercitando il proprio diritto al lavoro". Anche qui c’è una suddivisione per settori: ristoranti, palestre, ristorazione, parrucchieri e altri esercenti No Green pass. Così abbiamo ingrandito la mappa su Bologna e abbiamo contato ben 17 icone i cui simboli indicano i seguenti servizi: massoterapisti, consulenza spose, bar, palestre, parrucchieri, ristoranti, centri yoga, centri estetici e bed&breakfast. Fino ad oggi la mappa, in Italia, è stata visualizzata da quasi 2 milioni e mezzo di persone.

Il sito dei professionisti non discriminatori

Un altro link, invece, rimanda alla pagina Animap.it. Ma non si tratta di una semplice (seppur di successo) mappa creata da qualche utente. Bensì di un sito internet realizzato e organizzato con tutti i crismi. Un portale dei professionisti "non discriminatori". Insomma, una piattaforma sulla quale già 1.880 imprenditori (in tutta Italia) hanno iscritto la propria azienda/attività per affermare che non sono "d’accordo con il Governo e il suo trattamento dei diritti umani". Cliccando nella sezione ‘mappa’ abbiamo cercato, anche qui, le attività bolognesi che hanno deciso di iscriversi. In tutta la regione sono 159 di cui 50 tra Bologna e provincia. In città abbiamo contato 33 attività e, anche in questo caso, c’è un po’ di tutto. Appaiono una psicologa, un architetto, uno studio medico e due studi di psicoterapia.

I gruppi Telegram

Per Bologna esistono due diversi gruppi Telegram: ci siamo iscritti anche su questi. Sono: ‘Bologna No Green pass’ e ‘Piazza No Green pass Bologna’. Quest’ultimo conta quasi duemila iscritti. È su queste chat che i manifestanti organizzano gli appuntamenti del sabato, condividono foto, video. Centinaia di messaggi in cui si cerca di mettere in campo una strategia d’azione, le vie e le piazze da percorrere e occupare. C’è anche chi, lamentandosi per le ultime restrizioni stabilite per i cortei, ne approfitta per usare toni forti: "Basta manifestare, andiamo direttamente a prenderli uno a uno e facciamo processi di piazza". Negli ultimi giorni, in entrambi i gruppi, pare esserci molta agitazione. Gli iscritti si stanno preparando per partecipare a due nuovi eventi. Uno riguarda la prima assemblea nazionale del movimento Studenti contro il Green Pass, il 27 novembre ai Giardini Margherita. L’altro, invece, sarà una "manifestazione regionale unitaria" il 4 dicembre in piazza Maggiore che sarà "finalmente qualcosa di grandioso e concreto".

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