No pass in corteo: "Vogliono vederci sbagliare"

In tremila in piazza, i manifestanti prendono le distanze dalle offese alla senatrice: "Da noi atteso un passo falso per criminalizzarci"

Migration

di Francesco Zuppiroli

I No pass non si riposano. Dopo il fiume umano che venerdì ha bloccato per qualche ora Bologna, la manifestazione contro il certificato verde e il recente obbligo sul lavoro è tornata di scena a distanza di ventiquattro ore con l’appuntamento settimanale del sabato. Rispetto ai precedenti però, sulla scia della massiccia partecipazione di venerdì, anche ieri i No pass si sono presentati in massa, circa tremila persone – contro il migliaio che di solito si presentavano il sabato – riunite, sempre pacificamente, prima sotto il Nettuno e poi in marcia lungo via Rizzoli, Strada Maggiore, un tratto di viali, via Santo Stefano, d’Azeglio e ritorno al Gigante. Un nuovo corteo scandito dal suono di tamburi e fischietti, così come dai cori urlati al megafono come "Giù le mani dal lavoro!" o di contestazione al premier Mario Draghi.

L’apologia. Prima di mettersi in marcia però, il movimento No pass ha tenuto sotto palazzo d’Accursio un momento di discussione, apertosi questa volta con un netto dietrofront rispetto alle offese arrivate ieri da parte di un manifestante nei confronti della senatrice Liliana Segre. "La frase pronunciata ieri contro la Segre è stata detta per ragioni politiche e il diretto interessato ha già chiesto scusa – arringa il portavoce del movimento di piazza Riccardo Paccosi –. Questo però è bastato per additarci come antisemiti, strumentalizzando una dichiarazione da cui abbiamo subito preso le distanze". Sa di auto-assoluzione il passaggio in apertura, su cui i No pass insistono: "Tutti aspettano da parte nostra un passo falso per criminalizzarci. Lo dice anche il precedente dell’assalto alla sede della Cgil di Roma. Nonostante sia responsabilità di infiltrazioni estremiste, è stato funzionale per darci dei fascisti. Ma i veri fascisti sono loro, protagonisti di un attacco al lavoro che per trovarne uno analogo bisogna risalire a quando c’erano le camice nere".

Slogan. Sospendendo il giudizio su chi fra i chiamati in causa sia più prossimo ad atteggiamenti da regime, il ricorso a simboli e allusioni dittatoriali è pratica ormai diffusa lungo il corteo sfilato attraverso le affollate vie del centro e lungo il tratto di viali su cui, durante il passaggio dei manifestanti, il traffico è stato interrotto. Dall’ormai emblematica svastica disegnata come Qr code, lo stesso del Green pass, fino a una nuova allusione ai campi di concentramento, nel cartellone riportante il motto: "Green pass macth frei", che riprende e fa la parafrasi a quel ’Arbeit macht frei’ (Il lavoro rende liberi) che campeggiava all’ingresso dei lager nazisti. Dai riferimenti della seconda guerra mondiale fino a un più attuale Mario Draghi raffigurato con un mirino da fucile di precisione sulla fronte e alle diverse contestazioni a Cgil e sindacati in generale.

I partecipanti. Fra i volti della protesta hanno partecipato al corteo di ieri lo stesso Gian Marco Capitani, che venerdì aveva pronunciato le offese rivolte a Liliana Segre, il titolare dell’Halloween Pub e Silvia, la studentessa ventenne che ha interrotto nei giorni scorsi due lezioni universitarie.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro