Napoli, Noemi operata da chirurgo bolognese. "Così l'abbiamo salvata"

Il cardiochirurgo Oppido ha operato la bimba ferita a Napoli

I messaggi per Noemi, colpita da un proiettile vagante durante un agguato a Napoli (Ansa)

I messaggi per Noemi, colpita da un proiettile vagante durante un agguato a Napoli (Ansa)

Bologna, 14 maggio 2019 - A Napoli c’era anche un po’ di Bologna accanto alla piccola Noemi, quando è stata operata in gravi condizioni per le ferite causate da un proiettile che, lo scorso 3 maggio, l’ha colpita per errore durante un regolamento di conti. Un caso che ha commosso e tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera. Il cardiochirurgo pediatrico Guido Oppido, 47 anni, per lungo tempo al Sant’Orsola, ha partecipato, infatti, all’intervento.

Dottor Oppido, come si è trovato in sala operatoria?

«Sono stato chiamato dai colleghi del Santobono perché sono responsabile della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Monaldi di Napoli e ho eseguito l’intervento insieme a Giovanni Gaglione, primario di chirurgia pediatrica del Santobono. Così sono corso da una struttura all’altra».

A che ora è iniziato l’intervento?

«Siamo entrati in sala operatoria alle 21, per uscirne dopo mezzanotte e mezza».

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Che situazione avete trovato?

«Il proiettile aveva attraversato il polmone destro, la colonna vertebrale e aveva sfiorato l’aorta, finendo nel polmone sinistro, dove si era fermato».

Quindi è stato necessario riparare i vari danni?

«È come se avessimo affrontato due interventi. In un primo tempo è stato riparato il polmone destro, ripulendolo dei frammenti di osso e tessuto trascinati dalla corsa del proiettile. Poi ci siamo occupati del polmone sinistro, fino all’estrazione della pallottola. Infine, la bambina è stata portata in terapia intensiva, dove si trova ancora».

Le condizioni di Noemi continuano a migliorare?

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«Sì, ora non è più intubata, è sveglia e respira spontaneamente aiutata con un po’ di ossigeno nasale. Tuttavia, i medici che la stanno seguendo non hanno ancora sciolto la prognosi».

Da quanto tempo ha lasciato Bologna?

«Dal 2015, quando ho vinto il concorso da primario. Sono di origine calabrese, ma sono stato al Sant’Orsola per 15 anni, ero aiuto del professor Gaetano Gargiulo e conservo ottimi ricordi di quell’esperienza alla quale sono ancora molto legato. Comunque mi sento bolognese d’adozione e torno spesso sotto le Due Torri, dove al Policlinico ho tanti amici».

 

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