Nomi delle vie a Bologna, addio a ‘patriota’. Galli della Loggia: "Sinistra autolesionista"

Lo storico interviene nel dibattito sulla toponomastica: "Quel termine non l’ha inventato la Meloni, ha ben due secoli di storia"

Ernesto Galli della Loggia, professore emerito di Storia contemporanea alla Normale

Ernesto Galli della Loggia, professore emerito di Storia contemporanea alla Normale

Bologna, 13 marzo 2023 – Aggiornare i cartelli di vie e piazze dedicate ai protagonisti della Resistenza, prevedendo per tutti la parola ’partigiano’ e ’partigiana’ in sostituzione delle formule attualmente presenti, tra le quali ’patriota’, è ormai da giorni uno dei punti al centro del dibattito politico. La decisione della Giunta comunale ha aperto un dibattito, a volte anche con toni accesi.

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Abbiamo chiesto il parere di Ernesto Galli della Loggia, storico e professore emerito di Storia contemporanea alla Scuola Normale di Pisa.

Professore, che cosa pensa di questa scelta fatta sotto le Due Torri?

"È una sciocchezza – risponde Galli della Loggia – perché ritengo che se si facesse un referendum con questa domanda il 90% delle risposte sarebbe in questo senso. E in qualche modo è anche un atto di autolesionismo, dal momento che la sinistra ha sempre sostenuto il carattere innanzitutto patriottico della Resistenza. E di sicuro la Resistenza fu un movimento segnato profondamente dal patriottismo. Basta leggere ’Le ultime lettere dei condannati a morte della Resistenza’, ossia dei partigiani".

Per comprendere meglio quale aspetto?

"Moltissime lettere di partigiani finiscono con ’Viva l’Italia’, ’Muoio per la mia Patria’, più patrioti di così. Nel momento in cui si sta per morire si dice la verità. Viene prima il ricordo della mamma, soprattutto per noi italiani, e subito dopo quello della Patria, dell’Italia. Quindi è una conferma, tra le tante, che qualunque fossero poi i programmi dei partiti e direi anche senza distinzione di affiliazione politica, sia i partigiani cattolici sia quelli comunisti, quando si trovavano davanti al plotone di esecuzione, se dovevano pensare alla ragione per cui stavano per essere uccisi l’individuavano nell’Italia e nella Patria. Non è che i comunisti in quel momento gridassero ’Viva Stalin’".

Con il centrodestra al Governo, lei intravede una mossa politica in questa decisione di far togliere la parola ’patriota’ nella toponomastica?

"Ma in che senso? È una cosa che non riesco a interpretare e probabilmente non c’è molto da aggiungere. La parola ’patriota’ non è mica stata inventata da Giorgia Meloni, ha circa un paio di secoli di storia. E ho letto che in un tweet il sindaco Lepore scrive che ’Partigiani e partigiane sono patrioti da sempre per noi’. A questo punto ho un’impressione".

Quale?

"Che il sindaco si penta o si sia già pentito della sciocchezza che è stata fatta. Anche dal punto di vista tecnico e della spesa che sarà necessario sostenere. Questa è un’espressione ridicola, come spesso in Italia capita, della cancel culture, una moda che viene dall’America di togliere le statue o di cambiare i nomi delle strade".

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