Assolto, perché il fatto non sussiste. Due anni dopo, archiviata la dolorosa parentesi del Covid, si chiude anche la vicenda giudiziaria del vicequestore Giuseppe Accroglianò. Il poliziotto, difeso dall’avvocato Alessandro Ariemme (insieme al suo assistito, a destra, in foto), era accusato di interruzione di pubblico servizio per aver ‘rallentato’ le operazioni all’hub vaccinale di Casalecchio, dove si era presentato il 3 gennaio ’22, accompagnato proprio dal legale. All’epoca, tra le misure per il contenimento della pandemia, era anche obbligatorio il vaccino per i lavoratori, comprese le forze dell’ordine, pena la sospensione immediata dal servizio.
Accroglianò aveva quindi preso appuntamento per la somministrazione del siero all’hub, ma una volta di fronte alla dottoressa che avrebbe dovuto vaccinarlo le aveva posto una serie di domande sulla validità dell’immunizzazione, su eventuali problemi anche a lungo termine e sul contenuto del vaccino. Domande per l’accusa "strumentali" a ottenere un documento da cui risultasse di aver "rifiutato il vaccino per non aver avuto adeguata informazione sui rischi della somministrazione", come si legge nel capo di imputazione. Al diniego dei medici di produrre il documento, il poliziotto aveva anche richiesto l’intervento, sul posto, dei carabinieri. Dopo il fatto, la Procura aveva indagato il vicequestore, a cui era arrivato, a fine indagine, un decreto penale di condanna. Un decreto a cui Accroglianò, con l’avvocato Ariemme, si era opposto, per cui si era aperto il processo, con giudizio immediato. Che si è concluso ieri, con la vittoria, su tutta la linea, del poliziotto, già vice dell’ufficio Volanti e ora in servizio fuori città. "Abbiamo provato che il mio assistito ha posto domande legittime ai medici – ha detto Ariemme –, tenendoli impegnati non per due ore e mezza, come da accusa, ma sedici minuti. Per cui non ci fu nessuna interruzione di pubblico servizio". Una tesi appoggiata dalla giudice Simona Siena, che ha rigettato la richiesta di condanna a due mesi formulata dalla Procura e assolto il poliziotto. "In tutta questa vicenda – commenta Accroglianò – ho agito secondo la legge, ho accettato le determinazioni senza nessun clamore e fidando sempre nella giustizia, in cui credo e ho sempre praticato nella mia vita personale e professionale. E la legge mi ha dato ragione".