"Non li ho mai salutati"

"Dovevo partire con loro, ma mi avevano lasciato a casa ed ero arrabbiata Avevo solo 13 anni..."

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La prima persona con la quale Sergio Mattarella si è fermato a parlare è stata lei, praticamente sulla soglia del Museo per la Memoria di Ustica, mentre qualche applauso arrivava, da lontano, dai cittadini che passavano. Commossa, Linda Lachina subito dopo quel contatto con il gomito quasi sembrava sollevarsi da terra per l’emozione. Ci sono quarant’anni di dolore alle spalle, vissuti con l’orgoglio di chi ha cercato sempre di andare al cuore della verità, ricostruendo la vicenda pezzo per pezzo. Linda Lachina, che nella vita fa la fotografa ("Non sono abituata a essere fotografata", la sua battuta ai cronisti e ai fotoreporter che l’hanno avvicinata) ed è originaria di Montegrotto (Padova), cura anche un sito fondato da lei anni fa, dedicato alla vicenda di Ustica, dal nome www.stragediustica.info. "Mi sono commossa perché ho conosciuto il Presidente Mattarella – ha raccontato ancora con gli occhi che brillavano per l’emozione –. Ed è stato bellissimo. Avrei voluto tanto stringergli la mano".

Cosa vi siete detti con il Capo dello Stato?

"Ci siamo salutati, l’ho conosciuto a livello umano ed è una bellissima persona. L’ho trovato molto sensibile e di cuore, quella sensibilità gliela si legge negli occhi. Penso che questa presenza sia importante per Bologna, è importantissimo che lui sia venuto a darci il suo supporto. Sono 40 anni che aspettiamo qualcuno che ci dia supporto ed è bellissimo il gesto del Presidente"

Lei chi ha perso nel disastro del Dc9-Itavia?

"I miei genitori. Giuseppe Lachina e Giulia Reina, di 57 e 50 anni. Mio padre era siciliano. I miei genitori sono partiti per andare a trovare la nonna e non sono più tornati".

Che ricordo ha di quel terribile 27 giugno 1980?

"Siamo quattro fratelli, io sono la più piccola e avevo 13 anni. Quel giorno dovevo partire anche io, ma i miei genitori hanno preferito lasciarmi a casa perché non erano sicuri che ci fosse posto in aereo, sono partiti con la speranza di trovare del posto. Hanno telefonato poi dall’aeroporto, hanno detto ‘sì, abbiamo trovato, però l’aereo è in ritardo’. Hanno provato a parlare con me, ma io ero troppo arrabbiata e non sono andata al telefono e non ho avuto neanche la possibilità di salutarli".

Com’è stata la sua vita dopo quel lutto?

"È stata una vita molto difficile, sia nella ricerca della verità e sia per tutto quello che vuol dire essere soli. Non è stato facile e non lo è".

Paolo Rosato

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