Nuova ’luce’ sui misteri degli Etruschi: all’Archeologico risistemate le grandi sale

Al primo piano del Museo un nuovo impianto di illuminazione e un allestimento mirato consentono di riscoprire veri tesori. La direttrice Paola Giovetti: "La tomba in legno e l’Atena Lemnia tra i pezzi più pregiati. I turisti restano senza fiato"

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di Claudio Cumani

Sono i nostri nonni dimenticati. Gli Etruschi, dalla cui civiltà fiorirono gli splendori romani, fecero di Felsina, la Bologna del tempo, un centro culturale e commerciale nevralgico del quale, dopo tanti secoli, si continuano a scoprire preziose tracce. Eppure... "Eppure – dice Paola Giovetti, direttrice del museo Archeologico – il popolo etrusco resta inspiegabilmente bistrattato. Ed è tempo di valorizzarlo". A centrare il risultato non è riuscita (forse) nemmeno la bella mostra, ospitata all’Archeologico nel 2019, ‘Viaggio nella terra dei Rasna’, incappata nelle chiusure e nelle restrizioni dalla pandemia. Adesso però la nuova sistemazione degli spazi espositivi, al primo piano del museo, può favorire la svolta: lì sono raccolti reperti straordinariamente conservati che davvero diventano specchio degli usi, gusti, consumi e rituali di una civiltà lontana. Una civiltà riemersa grazie ai grandi lavori sulle necropoli di fine ‘800. "A volte vedo i turisti stranieri sorridere quando entrano nelle nostre grandi sale: la decima ha un’imponenza che toglie il fiato", racconta la direttrice. I lavori, durati più di un anno, hanno riguardato soprattutto la messa in sicurezza, ma sono serviti per rivedere l’impianto di illuminazione, per risistemare le vetrine storiche e ripensare l’allestimento.

Dottoressa Giovetti, il visitatore cosa trova?

"Offriamo due percorsi. Il primo mette in mostra i materiali archeologici dalla preistoria all’epoca romana scoperti nel nostro territorio fra fine ‘800 e primi ‘900. Il secondo offre invece i reperti provenienti fin dal ‘600 dalle collezioni, raggruppandoli attorno ad alcune tematiche. Il museo nasce nel 1881 come civico e per noi è importante recuperare la sua storia e la sua anima. E’ a fine anni ‘80 che l’ala archeologica riesce a espandersi dentro Palazzo Galvani con la nascita dei musei Medioevale e del Risorgimento".

Quali sono gli oggetti etruschi che colpiscono di più?

"Intanto il ricchissimo corredo della tomba in legno proveniente dalla necropoli di via Belle Arti che esponiamo in modo permanente grazie all’accordo con la Soprintendenza. E poi le Stele felsinee, meravigliosamente illuminate grazie alla ristrutturazione. E soprattutto la testa dell’Atena Lemnia della collezione di Pelagio Palagi. Esponiamo il meglio del patrimonio. Nei depositi si trovano solo materiali analoghi a quelli in mostra". Grande fascino esercitano anche gli affreschi ottocenteschi che abbelliscono le sale?

"Sono pitture che raccontano la vita degli etruschi e che avvolgono il visitatore in una full immersion. Sono utili per comprendere meglio gli oggetti. Durante la ristrutturazione, nella sala dei confronti preistorici, sono affiorati sotto l’intonaco nuovi affreschi ottocenteschi ricchi di elementi vegetali. Ma ci vogliono fondi per riportarli alla luce".

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