
Lo studio, coordinato dal Sant’Orsola, individua variazioni genomiche sconosciute
Si trova nel cosiddetto ’Dna spazzatura’, la chiave per aumentare di almeno il 10 per cento le diagnosi di alcune malattie rare e sviluppare terapie di precisione. È quanto emerge dallo studio scientifico ‘Paradigm’ coordinato dal Policlinico di Sant’Orsola di Bologna e pensato per individuare variazioni genomiche sino ad ora sfuggite alle indagini tradizionali. La ricerca, spiegano dal Policlinico, si concentra in particolare su malattie dell’occhio, come la retinite pigmentosa, e neuromuscolari e si propone anche di definire approcci terapeutici di precisione basati su trattamenti a Rna e Editing genetico.
Lo studio si propone di superare le indagini genetiche tradizionali, che si limitano, in via prevalente all’analisi del Dna codificante che rappresenta soltanto il 2 per cento del genoma umano e di allargare lo sguardo al restante 98 per cento del Dna, ossia tutte quelle sequenze di Dna che non codificano direttamente le proteine e che proprio per questo motivo, fino a qualche anno fa, venivano ritenute inutili tanto da essere definite come ’Dna spazzatura’ e che invece, spiegano dal Sant’Orsola "intervengono nella regolazione dell’espressione genica, giocando un ruolo, in presenza di una mutazione, nello sviluppo di alcune malattie rare. Grazie a questo approccio, i ricercatori sono già riusciti a individuare diverse mutazioni genetiche sinora sfuggite alle indagini tradizionali".