CronacaOfficine Maccaferri, 20 milioni di finanziamenti

Officine Maccaferri, 20 milioni di finanziamenti

La liquidità d’urgenza per ridare ossigeno al gruppo arriva da Banca Privata Leasing e Solution Bank dopo il via libera del Tribunale

Una protesta dei lavoratori delle Officine Maccaferri

Una protesta dei lavoratori delle Officine Maccaferri

di Riccardo Rimondi

Al terzo tentativo, arriva la finanza d’urgenza per le Officine Maccaferri. Banca Privata Leasing e Solution Bank hanno erogato due finanziamenti paritetici per l’azienda di Zola Predosa, rilevata all’asta a dicembre dall’Ad Hoc Group composto da Carlyle, Man Glg e Stellex Capital: l’ammontare complessivo è di 20 milioni.

L’ossigeno, annunciato in una nota dai due istituti di credito, servirà a garantire la continuità operativa di quello che una volta era il pezzo più pregiato dell’impero Maccaferri, trascinato dalla crisi del gruppo e in concordato da maggio 2020 (i commissari sono Luca Mandrioli e Michele Sarti).

L’erogazione del finanziamento è stata autorizzata da un decreto emesso dal Tribunale nei giorni scorsi, che ha sbloccato una partita che andava avanti ormai da un anno. A luglio 2020 i giudici di via Farini avevano bocciato un progetto di finanza ponte, e quindi prededucibile, pari a 60 milioni. Bocciatura poi replicata a dicembre, quando la proposta era scesa a 40 milioni. L’ultima versione da 20 milioni, invece, è stata accettata. Dal Tribunale inoltre è arrivato anche un decreto che autorizza Officine Maccaferri ad accettare la proposta di supporto al piano concordatario presentata, nelle scorse settimane, dai fondi dell’Ad Hoc Group.

Questa proposta prevede che gli stessi fondi, ad avvenuta omologa del concordato, sostengano un aumento di capitale da 60 milioni, che serviranno a far fronte al debito concordatario (e quindi anche a quello creatosi con il prestito delle due banche). Si tratta di uno degli aspetti chiave dell’intera impalcatura del piano di concordato su cui è al lavoro Officine, ma siccome è un’operazione straordinaria all’azienda dei gabbioni, serviva l’autorizzazione del Tribunale per autorizzare la società ad accettare l’impegno dell’Ad Hoc Group. Autorizzazione che è arrivata e che, quindi, permetterà a Officine di completare il piano di concordato, che va presentato entro domani in via Farini. Il 21 settembre, poi, si terrà l’udienza in cui i giudici decideranno se accettare la proposta e il piano.

Insomma, per il colosso dell’ingegneria ambientale fondato nel 1879, che valeva circa metà del fatturato dell’intera galassia Maccaferri, nelle ultime settimane sono stati fatti diversi passi avanti verso l’uscita dalle secche. E anche la società, in una nota dei giorni scorsi, sembra auspicarlo: "Tali autorizzazioni costituiscono un passaggio fondamentale nel processo di ristrutturazione della società orientato alla tutela dell’interesse del ceto creditorio e alla stabilizzazione dell’equilibrio finanziario della società medesima". Intanto prosegue anche la partita della holding Seci, dichiarata fallita a luglio. Martedì prossimo si terrà un tavolo tecnico composto da curatori, Fiom Cgil e Regione per capire come muoversi e quale sia l’ammortizzatore sociale su cui appoggiarsi. In questo senso, a favore dei lavoratori di via degli Agresti, gioca il fatto che l’azienda abbia ottenuto l’esercizio provvisorio fino al 31 dicembre.

"L’obiettivo – spiega il funzionario delle tute blu Cgil Marco Colli – è evitare licenziamenti immediati e macelleria sociale. I curatori mi sembrano abbastanza disponibili e l’esercizio provvisorio dovrebbe aprirci la strada per andare al ministero e chiedere la cassa straordinaria per cessazione". Una soluzione provvisoria per quella che una volta era la ‘testa’ dell’impero e che a maggio 2019 è stata la prima a portare i libri in Tribunale.

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