"Oggi sono colorata, tenace e fuori dalle righe"

L’attrice e scrittrice Chiara Francini al San Filippo Neri con ’Forte e Chiara’ "Ho sempre amato Bologna, fin da piccola. È rimasta fresca e giovane".

"Oggi sono colorata, tenace e fuori dalle righe"
"Oggi sono colorata, tenace e fuori dalle righe"

Per Chiara Francini essere donna è "bello e terrificante". Lo aveva raccontato anche al Festival di Sanremo, nel suo monologo: per definizione si è dilaniate fra realizzazione personale e desiderio di maternità. Lo scrive anche in ‘Forte e Chiara’, alla fine del suo libro, edito da Rizzoli. Attrice, conduttrice e scrittrice o, come dice lei – prendendo in prestito il titolo di Anita Loos – "una ragazza come io", si abbandona, questa volta, a una trascinante confessione autobiografica, umana.

"Da quando ero un embrione nella pancia della mia mamma – spiega Francini –, saltello all’infanzia, mi precipito all’adolescenza, scruto l’età adulta fino ad arrivare all’attuale Chiara". Amatissima dal pubblico, acclamata tanto per il suo "alfabeto schietto" portato a Sanremo quanto per la sua definizione di ‘sinistri’ che ha dato nel libro. "Sono delle persone nate ricche, borghesi, che vorrebbero essere povere per sembrare intelligenti. Ai sinistri non interessa nulla di Berlinguer, dei diritti, del teatro, delle minoranze, della cultura, a loro interessa solo apparire di sinistra e quindi dalla parte del giusto perché nulla ti arricchisce più della povertà". Questa sera, alle 20,30, all’Oratorio San Filippo Neri (via Manzoni 5), Francini porterà in scena ‘Forte e Chiara’. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Francini, cosa c’è in quell’’io’?

"’Una ragazza come io’ è un’espressione apparentemente strana, sgrammaticata, sbagliata, diversa, quando la leggi per la prima volta. Esattamente come, da sempre, appaio io. E in quell’io ci sono le mani, i capelli, i tic, le ginocchia, la saliva e le lacrime di ognuna di noi, così simili ma anche così uniche e irripetibili. Io, una ragazza, peraltro, non lo sono più da molti anni. Ma ogni donna ha l’età che si merita".

Per scrivere il libro ha chiesto un aiuto da casa…

"Alle persone che mi conoscono ho chiesto di parlare di me e di spiegare loro stessi. E la lente attraverso cui ciascuno di loro ha dimostrato di vedermi mi ha molto sorpresa. Ho capito che tutti dovrebbero chiedere alle persone vicine cosa queste pensano di loro. Io ho scoperto che la bambina strana e spaesata, che ero, ha sviluppato i colori che ‘indosso’ ora".

E che donna è ora?

"Una donna tenace, colorata, fuori dalle righe".

E se dovesse fare un augurio alla Chiara del futuro?

"Sarebbe: ‘Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli’".

Cosa la lega a Bologna?

"Bologna mi piace tanto fin da quando ero piccolina, volevamo sempre andarci in gita. Poi c’era il mercato della Montagnola… È sempre stata una città fresca, giovane, universitaria". Amalia Apicella